880 mila persone ai lavori forzati nell’ EU

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Il 10 luglio l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ha pubblicato uno studio sul lavoro forzato e la tratta di esseri umani nell’Unione Europea: sono 880.000 le persone vittime di questo fenomeno nell’UE, praticamente quasi 2 persone ogni 1.000 abitanti.

Rientrano in questa cifre tutte quelle situazioni nelle quali donne e uomini, ragazze e ragazzi sono costretti a lavorare contro la loro libera volontà, obbligati dai loro reclutatori o datori di lavoro, tramite minaccia o violenza, o con mezzi più subdoli come la contrazione di debiti, il trattenimento dei documenti di identità o la minaccia di denuncia alle autorità dell’immigrazione.

L’analisi rivela come nella maggior parte dei casi di sfruttamento per lavoro segnalati negli Stati membri della UE, le vittime sono cittadini comunitari; altri provengono dall’Asia, dall’Africa e dall’Europa centrale e del Sud-Est.

Il 30 % degli individui costretti a lavoro forzato viene sfruttata sessualmente: 270.000 le vittime di tale pratica. Di esse il 58% è donna:  altissimo, in questa percentuale, il numero delle donne costrette a prostituirsi. Arrivano in Europa con l’inganno di un lavoro onesto principalmente dai Paesi dell’Est e dall’Africa, ma anche dall’America Latina e dall’Asia. Il Rapporto dell’ILO sottolinea come, sovente, le sventurate siano indotte a indebitarsi per pagarsi il viaggio in Europa e costrette a prostituirsi, con scarse possibilità di uscire dal circolo vizioso del debito-lavoro forzato, anche in caso di fuga.

I restanti 610 mila individui, il 70% del totale, sono indirizzati verso altri tipi di attività parimenti degradanti che coinvolgono soprattutto lavoratori europei che migrano da uno Stato all’altro in cerca di migliori possibilità occupazionali. I settori dove è stato rintracciato il maggior numero di lavoratori forzati sono l’agricoltura, il manifatturiero, il settore domestico e le costruzioni, mentre i minori sono assorbiti in attività “informali”, come l’accattonaggio o obbligati a intraprendere attività criminose.

Clicca qui per scaricare il Rapporto sul lavoro forzato

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