31esimo Rapporto Annuale sulla corretta applicazione del diritto europeo da parte degli Stati Membri: trend positivo per il 2013

983

Il primo ottobre, la Commissione Europea ha presentato il 31esimo Rapporto annuale sul controllo dell’applicazione del diritto europeo da parte degli Stati Membri, in conseguenza del suo ruolo di Guardiana dei Trattati che dal 1984 provvede alla sua redazione. Da questo Rapporto emerge un trend positivo: infatti, dal 2009 al 2013 le procedure di infrazione sono notevolmente diminuite.

Nel 2009 il Rapporto aveva registrato un numero di 2900 procedure aperte, nel 2010 sono scese a 2100 per passare a 1775 nel 2011;  infine nel 2012 esse ammontavano a 1343, giungendo ad un minimo di 1300 nel 2013. Le ragioni intrinseche a questa inversione di tendenza sono riconducibili al ricorso della Commissione al metodo PILOT e a piani di attuazione attraverso dichiarazioni non vincolanti indicative delle modalità che lo Stato deve seguire per la corretta applicazione del diritto UE.

Nello specifico, il progetto PILOT ha cominciato ad operare dal 2008 e i risultati positivi sono stati rilevati nella sopracitata diminuzione di procedure di infrazione nel lasso di tempo 2009 – 2013. Esso si prospetta come efficiente canale di risposta ai quesiti che la società civile pone alla Commissione in termini di corretta applicazione del diritto UE oppure come tappa ex ante di indicazione per la conforme applicazione dello stesso.

Anche con riguardo ai piani di attuazione conclusi tra Commissione europea e Stato Membro, l’efficacia è comprovata dai dati in calo registrati: infatti, nel 2011 le procedure di infrazione a carico degli Stati per scorretta o tardiva applicazione delle direttive UE ammontavano ad un numero di 1185, invece nel 2013 esse erano solo più 390.

Dunque, il maggior numero di infrazioni riguarda il recepimento non corretto oppure l’applicazione inadeguata delle norme dell’UE avviate soprattutto nei confronti di Grecia, Spagna ed Italia; minori sono invece le infrazioni per ritardo di recepimento che hanno riguardato principalmente Cipro, Slovenia ed Italia.

Questo trend positivo registrato nell’ultimo quinquennio dimostra come è sempre più crescente l’attenzione data dalla Commissione a provare prima vie collaborative con gli Stati Membri al fine di una corretta applicazione del diritto UE, solo poi il ricorso al sistema sanzionatorio ex art. 260, paragrafo 3 del Trattato di Lisbona.

In ogni caso, la Commissione, in qualità di Guardiana dei Trattati, non ha esitato a ricorrere alla procedura ex art. 260 quando ciò si è dimostrata l’unica soluzione al problema dell’inadempimento in termini di recepimento delle direttive: il più massiccio deferimento alla Corte di Giustizia per l’applicazione del sistema sanzionatorio è avvenuto nei confronti di Belgio, Bulgaria, Estonia, Romania, Regno Unito, Cipro, Polonia e Portogallo.

Recentemente, la Commissione non è più sola nell’esercizio della funzione di controllo dell’applicazione del diritto UE, infatti la società civile è diventata sempre più attiva per far valere le infrazioni che essa riscontra nel proprio Stato di appartenenza: nel 2013 essa ha denunciato 3505 casi con riferimento a cinque aree specifiche, ossia, quella della giustizia, dell’ambiente, del mercato interno e dei servizi, dell’occupazione e della tassazione. La maggior parte delle denunce sono giunte da Paesi quali l’Italia (472), la Spagna (439) e la Germania (297).

Ora, dopo la presentazione del Rapporto, il Parlamento Europeo si esprimerà con una relazione avendo riguardo ai temi più importanti così come è consuetudine che esso faccia.

Clicca qui, qui e qui per saperne di più

 

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here