Unione Europea: diritti sotto attacco

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“Che cosa ti è successo, Europa umanistica, paladina dei diritti dell’uomo, della democrazia e della libertà?” si chiedeva, accorato, papa Francesco nel 2016. Sembra rispondergli adesso il Rapporto appena pubblicato di Amnesty international e non sono buone notizie.

Nel suo “Rapporto sulla situazione dei diritti umani nel mondo”, nel 2022, trova ampio spazio l’Europa, con un capitolo dedicato all’Italia, destinataria a sua volta nei giorni scorsi di due severi pronunciamenti, sul mancato rispetto dei diritti, da parte del Parlamento europeo e della Corte europea dei diritti umani (CEDU) di Strasburgo. Ma andiamo con ordine, cominciando con un fotografia a 360° dell’Europa per poi terminare con un rapido “zoom” sull’Italia.

Il Rapporto di Amnesty sull’Europa colloca l’esercizio dei diritti nel contesto della tragedia in corso dopo l’invasione russa dell’Ucraina registrando in apertura la straordinaria e tempestiva risposta dell’Unione Europea con l’accoglienza di milioni di profughi. Circa otto milioni di persone sono sfollate dall’Ucraina e “l’accoglienza mostrata verso chi è arrivato nell’UE è stata incredibile, ma a tratti discriminatoria, perché non ha incluso alcune categorie in fuga” mentre, contemporaneamente e in netto contrasto, altri rifugiati e migranti hanno registrato un “rifiuto, spesso violento” alle frontiere esterne dell’Europa. Si è trattato di un “doppio standard che ha rivelato il razzismo insito nella politica e nella pratica di gestione delle frontiere esterne dell’UE”.

Basterebbero queste parole per introdurre una riflessione sulla fragilità del nostro Stato di diritto, capace di slanci straordinari ma poi minato all’interno delle “nazioni” da comportamenti non rispettosi dei diritti delle persone, vittime di chiusure di forte sapore “sovranista” in contraddizione con gli impegni sottoscritti nelle sedi internazionali, in particolare in seno all’Unione Europea.

La denuncia di Amnesty inquadra queste contraddizioni nel contesto più ampio delle violazioni del diritto internazionale umanitario, con l’invasione russa dell’Ucraina che “ha innescato una vasta crisi dei diritti umani, del diritto umanitario e dei flussi migratori”. In merito non va però sottovalutato quanto fatto dall’UE di fronte “al più grande caso singolo di sfollamento nel continente dalla Seconda guerra mondiale”. Il maggior numero di queste persone è stato registrato in Polonia (1,53 milioni), Germania (1,02) e Repubblica Ceca (468.000). L’UE ha attivato per la prima volta la direttiva sulla protezione temporanea, fornendo alle persone in fuga dal conflitto in Ucraina un rapido accesso all’alloggio, al mercato del lavoro e all’istruzione”: una constatazione che contrasta con il giudizio ingeneroso verso un’Unione in fase calante.

Tutto questo però convive con non poche infrazioni ai diritti da parte dei Paesi europei, in particolare extra-UE, e dei loro governi tanto sui diritti di rifugiati e migranti e donne, con l’erosione dell’indipendenza della magistratura e del diritto a un processo equo, con l’abuso di potere statale e contro la libertà di espressione, di riunione e di associazione e molti altri diritti ancora.

A questo quadro generale hanno fatto riscontro per l’Italia la risoluzione del Parlamento europeo del 30 marzo sullo “Stato di diritto nell’UE” che “condanna le istruzioni impartite dal governo italiano al Comune di Milano di non registrare più i figli di coppie omogenitoriali” e la sentenza della Corte europea dei diritti umani che, nella stessa data, ha condannato l’Italia per trattamento inumano dei migranti, considerando “detenzione” la permanenza in isolamento per dieci giorni di quattro tunisini a Lampedusa. 

Si tratta in entrambi i casi di problemi complessi che meriterebbero di essere affrontati con maggiore serenità e lontani da strumentalizzazioni politiche, nel rispetto effettivo dello Stato di diritto da parte dell’Italia e dell’Unione Europea.

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