Un uomo solo al comando in Europa?

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L’Unione Europea vive una stagione politica singolare. I Paesi UE continuano a collaborare tra loro, attenti a difendere i propri interessi, preoccupati del consenso dei propri cittadini nel breve intervallo tra un’elezione e l’altra, senza che prevalga una visione ampia e di lungo periodo. In attesa che una simile visione prenda forma, qualcuno si sta facendo avanti sulla scena europea nel tentativo di riempire quel vuoto: il personaggio che si propone come un “uomo solo al comando” porta il nome di Emmanuel Macron, il giovane Presidente della Repubblica francese, al potere da pochi mesi, ma attivissimo su molti fronti caldi d’Europa e del mondo.

Nel giro di poco tempo Macron ha incontrato interlocutori importanti, affrontandoli senza soggezione e ricavandone spesso apprezzamento. Vladimir Putin lo aveva invitato nella reggia di Versailles, non esitando a ricordargli l’importanza della difesa dei diritti fondamentali. Un messaggio analogo lo ha rivolto al Presidente turco Recep Erdogan, rincarando la dose con una dichiarazione netta sull’attuale impraticabilità di un’adesione della Turchia all’Unione Europea. Più morbido sul tema dei diritti umani Macron è stato con Xi Ping, onnipotente Presidente della Repubblica popolare cinese, un Paese dalle straordinarie potenzialità economiche che non è prudente irritare più del necessario.

Attento ai leader di mezzo mondo, Macron non ha tuttavia trascurato il dialogo con i suoi colleghi europei. Nel giro di pochi giorni ha incontrato il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz, ottenendo rassicurazioni sul suo attaccamento al progetto europeo, nonostante i suoi camerati di estrema destra; subito dopo ha fatto visita al suo amico e collega Paolo Gentiloni, per dirgli tutto il suo apprezzamento e formulargli un augurio di successo alle elezioni di marzo.

Sullo slancio di questa serie intensa di colloqui, la settimana scorsa ha completato – provvisoriamente, si suppone – gli incontri con due interlocutrici di prima grandezza nell’UE: la premier britannica Theresa May, alle prese con una problematica uscita della Gran Bretagna dall’UE, e la probabile futura Cancelliera tedesca, Angela Merkel, in attesa di un suo ritorno sulla scena dell’UE, meglio – per Macron, per la Francia e per l’Europa –  se alla guida di una coalizione di governo con la partecipazione dei socialdemocratici.

Alla May, incontrata a Londra, ha chiesto di collaborare più efficacemente al controllo dei flussi migratori sulla Manica, ma ha anche ricordato che non ci saranno regali per la Gran Bretagna nel negoziato di Brexit, aggiungendo, non senza humour, che i britannici saranno sempre benvenuti nell’UE. Intanto ne ha approfittato per concludere un modesto accordo di cooperazione militare in Africa e per preparare futuri accordi in materia di coordinamento sull’arma nucleare, che solo Francia e Gran Bretagna detengono nell’UE.

Interlocutorio è stato l’incontro a Parigi l’altro giorno con Angela Merkel: l’occasione era offerta dalla vigilia dell’anniversario del Trattato dell’Eliseo, il 22 gennaio, ma serviva anche a mandare un chiaro messaggio di sostegno alla Germania, alle prese con la formazione del nuovo governo: alla Merkel per incoraggiarla a concludere l’accordo con i socialdemocratici, in particolare per il rilancio del progetto europeo, e ai socialdemocratici, incerti sul da farsi alla vigilia di un congresso straordinario chiamato a decidere sul preaccordo tra i potenziali alleati.

Non male tutto questo impegno del giovane Presidente per le sue ambizioni e quelle per la Francia e per l’Europa, in una fase in cui la Germania è incerta e la Gran Bretagna non sa come uscirsene dall’UE. E mentre molti dei politici italiani, in altre faccende affaccendati, sembrano avere dimenticato che l’Italia è stato un Paese fondatore dell’UE e avrebbe interesse a tornare a farsi sentire a Berlino e Parigi.

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