Il 27 settembre, la plenaria del Parlamento europeo ha approvato a larga maggioranza un rapporto sulla Turchia, in cui lamenta la lentezza nell’applicazione delle riforme, soprattutto nel campo della libertà di espressione e di culto, dei diritti delle donne e delle minoranze e del rapporto fra civili e militari. Il Parlamento ricorda che i negoziati sono un processo aperto, che non conduce automaticamente all’adesione: prima di allargarsi alla Turchia, l’Ue dovrebbe riflettere sulla sua «capacità di assorbimento» (tema sul quale la Commissione presenterà un rapporto al Consiglio europeo di dicembre) e in ogni caso i negoziati potrebbero essere interrotti se Ankara non applicherà anche a Cipro l’Unione doganale a cui si è vincolata con l’Ue. Nella versione emendata del rapporto, non viene più considerato una «condizione preliminare all’adesione» il riconoscimento del genocidio armeno, anche se nel testo si ribadisce che «è indispensabile che un Paese che si avvia all’adesione accetti e riconosca il proprio passato».
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