Turchia e Unione Europea: il momento della verità

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Non è solo di questi ultimi tempi la storia tormentata dei rapporti tra l’Europa e la Turchia. Senza andare troppo indietro negli anni, ai ripetuti tentativi turchi di conquistare Vienna (1529 e 1683), alle loro contrastate alleanze nel corso delle due guerre mondiali e alle tragiche repressioni del secolo scorso, dal genocidio degli Armeni (1915-1917) all’espulsione dei greci dopo il 1923 fino alla discriminazione dei curdi, succede oggi l’operazione militare chiamata, senza pudore, “Fonte di pace”, con tutto quello che ne segue.

Limitiamoci alla storia, già lunga e complessa, dell’Unione Europea con la Turchia, a partire dall’Accordo di associazione del 1964 fino alla richiesta di adesione all’allora Comunità europea nel 1987 e all’avvio dei negoziati nell’ottobre del 2005. 

Oltre quarant’anni di “fidanzamento” prima di preparare un “matrimonio” difficile ma che allora non sembrò impossibile, visti anche i primi risultati ottenuti sul versante dei diritti, a cominciare dall’abolizione della pena di morte.

Il negoziato progredì tra incertezze e rallentamenti, bloccandosi poi progressivamente con l’involuzione autoritaria di Erdogan, la repressione delle minoranze e le complicità militari con la Russia da parte di un membro della NATO (il cui Segretario generale adesso non trova di meglio che invitare la Turchia alla “moderazione”), forte del  secondo esercito più potente dopo quello USA.

E adesso assistiamo all’esplosione del conflitto armato con i curdi, un popolo senza Stato e perseguitato da sempre, nonostante il grande contributo dato recentemente alla lotta contro il terrorismo nel conflitto siriano.

Una situazione che mette con le spalle al muro l’Unione Europea e i suoi Stati membri, molti dei quali – e l’Italia tra essi – grandi fornitori di armamenti alla Turchia. Alcuni di questi Paesi hanno già annunciato misure di ritorsione, altri – tra cui l’Italia – preferiscono attendere un eventuale pronunciamento del Consiglio europeo dei Capi di Stato e di governo in programma a Bruxelles il 17 e 18 ottobre. 

E qui va fatta chiarezza sulle responsabilità di questi attori, se non altro perché i cittadini europei siano correttamente informati.

Il Trattato sull’Unione Europea, quello di Lisbona in vigore dal 2009, affronta il tema della “politica estera e di sicurezza comune” al Titolo V, dedicandovi 25 articoli. Si comincia ricordando i principi su cui si fonda l’UE (democrazia, Stato di diritto, diritti fondamentali e rispetto della Carta ONU e del diritto internazionale), affidando al Consiglio europeo il compito di individuare gli obiettivi strategici dell’UE sulla base dei principi citati, ma precisando che le sue decisioni in materia sono deliberate all’unanimità (art. 22). 

Tradotto: basta il voto contrario di un Paese membro e non si può fare nulla, salvo ricorrere al meccanismo delle cooperazioni rafforzate, “intese a favorire la realizzazione degli obiettivi dell’Unione” quando non sia in grado di intervenire “l’Unione nel suo insieme, e a condizione che vi partecipino almeno nove Stati membri” (art. 20.2). 

Si tratta di una procedura complessa ma non impossibile da attivare, soprattutto nel caso di un’emergenza drammatica come quella della guerra contro il popolo curdo. Sarebbe anche l’occasione di rivedere l’infelice decisione del 2016 di foraggiare il neo-sultano Erdogan con sei miliardi di euro per trattenere i migranti siriani sul territorio turco, una misura diventata arma di ricatto per gli europei, Germania e Paesi di Visegrad in testa.

Resta da dire dell’Italia e delle dichiarazioni del suo improbabile ministro degli Esteri che coniuga “parole forti di denuncia”, ma aspetta di vedere come si orienta il Consiglio europeo, dimenticando che la sua denuncia sarebbe più credibile se Conte potesse portare a Bruxelles un impegno italiano concreto che conforterebbe i Paesi che si sono già esposti e quelli che esitano. 

Fino a tempi recenti (e non sembrano finiti) c’erano al governo in Italia truci sovranisti che non volevano farsi dettare le decisioni da Bruxelles: adesso, se qualcosa è veramente cambiato, sarebbe ora di dimostrarlo. 

Per l’Italia e l’Europa sarebbe finalmente l’ora della verità.

1 COMMENTO

  1. Qual’è la strategia di Erdogan?? Vuole “soltanto” impedire che i curdi possano rivendicare uno Stato ed un territorio oppure vuole realizzare una politica espansionistica pensando ad una sorta di “impero Ottomano” di nuovo conio e utilizzando i combattenti dell’ISIS che vedranno sicuramente di buon occhio una prospettiva di questo genere?
    Se l’Europa non ragiona in termini strategici qualunque risposta sarà inadeguata ed inefficace.

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