Il Partenariato transatlantico per il commercio e gli investimenti (TTIP) è in corso di negoziazione tra la Commissione Europea e gli Stati Uniti d’America; al suo interno, il meccanismo per risolvere le controversie tra investitori stranieri e gli Stati rappresenta una delle questioni più dibattute.
Attualmente, sono due le modalità principali per risolvere tali controversie: attraverso i tribunali nazionali oppure mediante arbitrati privati internazionali. I tribunali nazionali, basati sulla fiducia nel sistema giuridico tra partner con lunghe tradizioni di stato di diritto, rappresentano uno strumento comune negli scambi commerciali. I critici sostengono, però, che i tribunali nazionali potrebbero favorire il Paese di appartenenza. I sistemi di arbitrati privati (ISDS) sono indipendenti dagli Stati, ma potrebbero restringere il diritto dei Governi nel regolare l’interesse pubblico e portare a conflitti d’interesse. Per evitare queste situazioni, il nuovo approccio della Commissione Europea include una lista di arbitri da concordare tra Unione Europea e Stati Uniti prima dell’entrata in vigore del TTIP.
La Commissione europea ha proposto due opzioni aggiuntive per il TTIP: un tribunale multilaterale di investimento e un ente bilaterale per il ricorso con sette giudici.
Il tribunale multilaterale d’investimento è uno strumento proposto dalla Commissione Europea, che potrebbe necessitare di un periodo compreso tra i 10 ed i 15 anni per la sua implementazione.
L’ente bilaterale con sette giudici, concordati dall’Unione Europea e dagli Stati Uniti, dovrebbe riuscire, invece, ad operare già nel breve-medio periodo.
In caso di controversia, secondo la proposta di riforma della Commissione Europea per la protezione dell’investitore, quest’ultimo sarebbe lasciato libero di scegliere il meccanismo preferito. Tuttavia, gli investitori sarebbero costretti a scegliere in via preliminare una sola opzione ed attenersi ad essa, al fine di evitare doppi risarcimenti o sentenze tra loro contraddittorie.
