Svizzera: «si» alla libera circolazione dei lavoratori UE

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Con il voto favorevole espresso dal 59,6% dei votanti i cittadini svizzeri hanno approvato il rinnovo dell’Accordo sulla libera circolazione dei lavoratori tra Svizzera e UE e la sua estensione a Romania e Bulgaria.
Il voto costituiva una prova importante per le relazioni tra la Svizzera e l’UE, perchà© la destra nazionalista aveva promosso il referendum in ottica isolazionista facendo leva sui rischi di «invasione» da parte di lavoratori stranieri a basso costo. A parte il canton Ticino perà², dove i frontalieri italiani sono circa 45.000 e i «no» all’Accordo hanno stravinto (65,8%), e altri tre cantoni che hanno espresso voto contrario con percentuali meno nette, in tutti gli altri 22 cantoni della Confederazione elvetica i cittadini si sono pronunciati a favore del mantenimento dell’apertura verso l’UE e i suoi lavoratori.
Le relazioni tra Svizzera e l’UE sono disciplinate da accordi bilaterali e in particolare dagli accordi economici cosiddetti «Bilaterali I», approvati dagli svizzeri nel 2000. L’Accordo sulla libera circolazione delle persone è giuridicamente legato agli altri sei accordi dei «Bilaterali I», per cui se non fosse stato rinnovato rischiavano di decadere anche gli altri, con gravi conseguenze per l’economia svizzera. Tra l’altro, la Svizzera avrebbe posto termine alla sua partecipazione all’area Schengen di libera circolazione, di cui fa parte dal 12 dicembre 2008 quando è diventata il 25° Paese membro.
D’altro canto, proprio sulla questione economica hanno fatto leva i fautori dell’Accordo: l’isolamento della Svizzera sarebbe stato grave, dal momento che l’UE è nettamente il suo primo partner e un franco su tre in Svizzera è guadagnato grazie alle relazioni con l’UE; inoltre, un abitante su otto in Svizzera ha un passaporto europeo e più di 400.000 svizzeri vivono e lavorano nell’UE.

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