Sveglia, Europa! Si fa tardi

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“Schnell frau Merkel”, titolava tempo fa a caratteri cubitali il principale quotidiano economico italiano. Dopo le recenti traversie del Consiglio europeo del 29 giugno e il Consiglio dei ministri delle finanze del 9 luglio sarebbe il caso di urlare un titolo analogo e non solo in tedesco: “sbrigati Europa!”.
Dopo il momento di euforia italiana – confondendo forse economia e calcio – e non pochi malumori tedeschi, i problemi irrisolti sono tornati sul tavolo e la loro soluzione sembra rinviata, se tutto va bene, al prossimo Consiglio del 20 luglio, se non addirittura il 27.
A tergiversare all’indomani del Consiglio europeo erano state Olanda e Finlandia, compagne se non complici “rigoriste” della Germania. Poi è stata la volta di Cipro che ha inaugurato la sua presidenza semestrale dell’UE con la richiesta di un miliardo e rotti per sanare il suo debito, altrimenti ci avrebbero pensato i russi. Intanto dalla Grecia disastrata arrivava la richiesta di una proroga di due anni per il piano di rientro dal debito e dalla Spagna quella di non scaricare sul debito pubblico gli oltre 60 miliardi necessari per salvare il sistema bancario iberico.
Francamente un bel mucchio di grane a cui si aggiungono almeno altri due problemi anche più consistenti: la definizione delle condizioni per l’attivazione dello scudo anti-spread voluto da Monti e la futura configurazione della sorveglianza bancaria affidata alla Banca Centrale Europea (BCE).
Se almeno questi non piccoli problemi fossero i soli da risolvere per mettere in sicurezza l’euro e l’UE si potrebbe tirare un sospiro di sollievo. Purtroppo non è così. Si tratta solo dei primi preliminari per affrontare la strada in salita che dall’unione bancaria si inerpica verso l’unione fiscale e quella economica per impennarsi fino alla vetta dell’Unione politica.
Se ci arriveremo avremo realizzato il sogno dei Padri fondatori all’indomani della seconda guerra mondiale e messo in sicurezza non solo le banche, ma tutto il continente da pericolosi conflitti.
Ma al raggiungimento di questo storico obiettivo si frappone un ostacolo oggi che può provocare il fallimento della straordinaria avventura dell’integrazione europea: la variabile tempo. Già l’Europa ha un grande ritardo sul futuro che l’attende e adesso non può praticare la politica del rinvio. La data del 2020 indicata dalla Merkel per l’unione politica pericolosamente lontana.
Dopo le elezioni tedesche del 2013, l’UE può avvalersi di due “eventi trampolino” nel 2014: le elezioni del Parlamento Europeo e le nuove prospettive finanziarie 2014-2020. Due occasioni per rafforzare la legittimità democratica dell’UE e disegnare una nuova Europa della solidarietà e della coesione sociale.
Due occasioni da non perdere se non vogliamo perdere un patrimonio di civiltà e di diritti.

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