Si sta colmando il divario pensionistico di genere nell’Unione Europea?

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Nel 2018, le donne dell’Unione Europea, di età superiore ai 65 anni, hanno ricevuto una pensione che era in media del 30% inferiore rispetto a quella degli uomini. Tuttavia, nel corso del tempo, il divario pensionistico di genere sta diminuendo ed è ora di 4 punti inferiore, paragonato al 2010.

Anche se le donne ricevono delle pensioni più basse in tutti gli Stati dell’Unione Europea, l’estensione del divario pensionistico varia ampiamente. La differenza più grande è stata osservata, ad esempio, in Lussemburgo, dove le donne hanno ricevuto il 43% di pensione in meno rispetto agli uomini. Paragonato al 2010, il divario pensionistico è diminuito nella maggioranza degli Stati membri dell’Unione Europea. Le diminuzioni più evidenti sono state osservate in Grecia (-12 punti percentuali), in Danimarca (- 11 punti percentuali), in Belgio e in Slovenia (entrambe -10 punti percentuali), così come in Francia (-9 punti percentuali).

Nel 2018, la proporzione di pensionati di età superiore ai 65 anni a rischio povertà nell’Unione Europea si attestava al 15% e un pensionato su sette, è oggi a rischio di povertà. A differenza del divario pensionistico, il tasso di rischio di povertà è aumentato gradualmente dal 2013. Nella maggior parte degli Stati dell’Unione europea, infatti, la proporzione dei pensionati di età superiore ai 65 anni, che sono considerati essere a rischio di povertà, si colloca tra il 10 e il 30%. I quattro Paesi con un tasso di rischio di povertà superiore al 30% sono stati l’Estonia (con il 54%), Lettonia (50%), Lituania (41%), Bulgaria (30%). Al contrario, i tassi più bassi nel 2018 sono stati registrati in Slovacchia (6%), in Francia (8%), in Grecia (9%), Danimarca, Lussemburgo, Ungheria (tutte al 10%).

Infine, nel complesso, in tutta l’Unione Europea, tra il 2010 e il 2018, la proporzione di pensionate donne, che sono considerate a rischio povertà, è stata di circa 3 – 4 punti percentuali più alta che per i pensionati maschi.

Per ulteriori informazioni: l’analisi sul portale Eurostat

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