Sei personaggi in cerca d’autore nell’Unione Europea

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Per adesso la politica europea ha ancora il sapore della commedia e, prima che rischi la tragedia, può aiutarci a capire qualcosa la trilogia di Luigi Pirandello iniziata con la commedia “Sei personaggi in cerca d’autore”, prima di svilupparsi in quella “Ciascuno a suo modo” e finire con “Questa sera si recita a soggetto”. Tre titoli per una traiettoria che sembra alludere a quanto sta avvenendo nell’Unione Europea con personaggi in scena durante una stagione di grande confusione politica nel mondo che non mancherà di avere un profondo impatto anche sulla nostra vita quotidiana.

Cominciamo da una coppia di attori al tramonto, il cancelliere tedesco Olaf Scholz e il presidente francese Emmanuel Macron, alla guida di due Paesi che furono a lungo alla guida della straordinaria avventura dell’integrazione comunitaria, diventata Unione Europea. 

Da poco sulla scena, senza brillare, e in uscita il prossimo febbraio, il cancelliere tedesco; aggrappato all’Eliseo nel tentativo di resistere fino al 2027 il presidente francese che aveva suscitato molte attese per un rilancio dell’Unione Europea, ma frenato, se non contraddetto, dall’idolatria della sovranità francese. Adesso arriva il conto da pagare e il rischio è che a pagarlo non siano solo Germania e Francia ma tutta l’Unione Europea.

Terzo inedito personaggio in commedia, entrato in scena due anni fa, ha già molto fatto parlare di sé, più per il suo passato che non passa che per il genere, oggi alla guida dell’Italia, la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, una mina vagante nello spazio europeo ed atlantico, ma alla testa di un Paese fondatore dell’UE, seconda economia manifatturiera d’Europa, in provenienza dalla destra politica italiana e protagonista oscillante negli schieramenti euroscettici europei. Per un momento era sembrato che il personaggio potesse dialogare con i due ex-protagonisti tedesco e francese e oggi con la grande occasione di ricavarsi un ruolo importante nella trama interpretata dagli altri tre attori in programma.

Uno di questi è senza dubbio un’altra donna, come Ursula von der Leyen, la riconfermata presidente della Commissione europea, già presente in commedia negli scorsi cinque anni e ritornata in evidenza a rappresentare l’Unione e, perché no?, la forza indebolita della Germania da cui proviene. Gode di buone relazioni con la presidente del Consiglio italiano, pessime con il presidente francese e senza troppi problemi con il pallido cancelliere tedesco in uscita, pronta a supplire all’assenza degli ex-Grandi e a tessere nuove alleanze anche al di là del perimetro della maggioranza che l’ha sostenuta, inflettendo ulteriormente a destra le politiche europee.

Altri due attori, di seconda fascia ma determinati a farsi valere, sono pronti ad entrare in scena, uno per testimoniare in coraggiosa solitudine il suo ruolo di governante progressista e l’altro, dopo aver scalzato dal potere un regime populista di destra, ma adesso con il fiato sul collo dell’orso russo che lo minaccia.

Si tratta, da una parte, del Primo ministro spagnolo Pedro Sanchez che nell’UE ha speso la sua carta migliore con la vice-presidente (forse la sola effettiva) della Commissione europea, Teresa Ribera, impegnata sul fronte caldo della transizione ambientale e, dall’altra, il presidente del Consiglio polacco, Donald Tusk, già presidente del Consiglio europeo, che per guardarsi dalla Russia alle spalle sarà molto tentato di guardare oltre-Atlantico, anche avvalendosi della presidenza semestrale polacca del Consiglio dei ministri UE, esercitata in  coincidenza con l’irruzione in scena dell’altro Donald.

Alle spalle di questi sei personaggi fa da sfondo il coro stonato dei governanti degli altri 22 Paesi UE, senza una partitura in comune, con il rischio fondato di finire col recitare l’altra commedia pirandelliana: “Ciascuno a suo modo”.  E non sarebbe un bello spettacolo. 

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