Se Cuneo non è un’isola così felice in Europa  

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Come se non fossero bastate le brutte notizie arrivate dal Rapporto del Censis su questa Italia che galleggia e quelle giunte dall’indagine dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (OCSE) sulle preoccupanti forme di analfabetismo in crescita di casa nostra, adesso rincara la dose anche il Sole 24 Ore del 16 dicembre con la sua tradizionale inchiesta sulla qualità di vita in Italia.

Premesso che simili inchieste si basano su una pluralità di indicatori, non tutti facili da rilevare, e quindi con un’affidabilità limitata, vale la pena prima di precipitarci sui dati di casa nostra dare uno sguardo ad analoghe indagini nell’Unione Europea. 

Queste raccontano di grandi diversità tra i Paesi UE, come rilevato dall’ISTAT nel suo “Focus” del giugno scorso: punteggi che migliorano man mano che si sale da sud a nord del continente, particolarmente bassi per l’Italia meridionale e la Grecia, con qualche positiva sorpresa in alcune regioni spagnole e portoghesi e una diffusa soddisfazione di vivere nella propria città nel centro nord dell’Europa, con punte di eccellenza in Germania, nei Paesi scandinavi e in quelli baltici, ma anche nei Paesi dell’est cui deve aver fatto bene il loro ingresso nell’Unione Europea.

Relativamente simmetrico anche il quadro italiano, con grandi distanze degli indicatori tra nord e sud, tutte in fila a nord le province prime in classifica, bisogna scendere alla decima posizione per la prima del Centro, con Ascoli Piceno, e Bari prima del sud al numero 65 e praticamente tutte nelle ultime 30 posizioni le province meridionali, ultime tra le ultime Crotone, Napoli e Reggio Calabria.

Ma concentriamoci qui sull’Italia settentrionale, alla ricerca del posizionamento della provincia  di Cuneo, non un’isola felice in Europa,  al 37mo posto nella classifica generale, con un leggero miglioramento di due punti rispetto al 2023. 

Va meglio, anche se di poco, per alcuni indicatori specifici: in 27ma posizione per “Ricchezza e consumi”, in 33ma per “Affari e lavoro”, in 36ma per “Qualità della vita delle donne” e, particolarmente bene, in 13ma posizione per “Giustizia e sicurezza” e sul podio delle tre migliori  per il numero ridotto di “fallimenti di imprese”. 

Purtroppo va peggio, e non di poco, per altri tre indicatori importanti che collocano Cuneo attorno a  metà della classifica: in 41ma posizione per “Demografia, società e salute”, in 46ma per “Ambiente e servizi” e, soprattutto con il punteggio peggiore per Cuneo, in 52ma posizione per “Cultura e tempo libero”.

Particolarmente inquietante quest’ultimo dato sulla qualità dell’offerta culturale, in linea con gli allarmi lanciati tanto dal CENSIS che dall’OCSE, citati in apertura, che annunciano un futuro fragile per gli sviluppi della nostra comunità territoriale e contrastano con le ripetute esaltazioni di presunte eccellenze della nostra provincia, come quella eno-gastronomica e turistica in particolare.

Il fermo-immagine che fotografa la provincia di Cuneo sembra più vicino ai livelli di una “aurea mediocritas”, certo non da sottovalutare, mentre un eventuale film in movimento lascia presagire un domani esposto al costante invecchiamento della popolazione e alle pesanti conseguenze della  debolezza delle attività culturali. Forse anche quest’ultima dimensione potrebbe spiegare per qualcuno l’insuccesso dell’audace candidatura di “Cuneo, capitale del libro”, confermata dai ridotti successi di altri molto pubblicizzati eventi  culturali nel settore, salvo per alcune circoscritte iniziative locali, vivaci nonostante siano purtroppo ancora insufficientemente sostenute da fonti finanziarie del territorio.

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