Sahel, tra destabilizzazione, carestia e venti di guerra

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In un momento in cui gran parte dell’opinione pubblica internazionale ha gli occhi rivolti soprattutto sulla guerra civile in Siria, c’è un pezzo d’ Africa, il Mali, che sta vivendo, nell’ombra dell’informazione, una delle sue crisi più profonde dalla sua indipendenza.

Agli inizi di gennaio, la minoranza Touareg del Nord del Paese lancia i primi attacchi contro il Governo di Bamako per conquistare l’indipendenza del suo territorio, l’Azawad, territorio che copre più della metà dell’intero Mali e comprende la mitica città di Timbuctù. Il Movimento per la liberazione dell’Azawad (MNLA) denunciava infatti da decenni la politica discriminatoria del Governo nei confronti della minoranza Tuareg, una minoranza che si ritrovo’ oltretutto sparsa su cinque Paesi (Mali, Algeria, Niger, Burkina Faso e Libia) dopo che vennero artificialmente tracciate  le frontiere interne africane. Il Movimento, dapprima sostenuto e poi combattuto dal gruppo islamista Ansar el Dine, legato ad Al Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM) e dopo la conquista delle tre principali città del Nord, viene emarginato, con il risultato che ora, il Nord del Paese è  sotto il controllo e nelle mani degli islamisti.

Il golpe militare avvenuto a Bamako il 22 marzo scorso ha certamente facilitato le operazioni dei gruppi islamici nel Nord del Paese. Ha lasciato in ogni caso un pericoloso vuoto di potere, ad oggi  ancora irrisolto e in cui, malgrado il ritiro dei militari, il Governo di transizione stenta a trovare la strada adeguata per far fronte alla grande spaccatura del Paese. Un Nord quindi sfuggito al controllo del Governo e dove, da quattro mesi vige la legge della sharia. Una legge le cui dimostrazioni di forza non si sono fatte attendere e che, nella furia dell’integralismo, ha preso per primo di mira la cultura.  Sono stati  infatti distrutti alcuni dei più preziosi mausolei di Timbuctù, “la città dei 333 Santi”, dichiarata Patrimonio mondiale dell’UNESCO nel 1988 e oggi sulla lista del patrimonio mondiale in pericolo.

Ma al di là di questo inaccettabile sfregio culturale, la situazione ha generato, da gennaio a questa parte,  circa 300.000 profughi  tra sfollati interni e altri che cercano rifugio nei Paesi vicini,  soprattutto in Burkina, in Niger, in Mauritania. Una situazione dichiarata dall’Alto Commissarato delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) disastrosa per la mancanza di sostegno, di viveri e soprattutto di acqua e che mette seriamente a rischio la sopravvivenza di tante persone, già provate dalla siccità che attraversa da mesi tutto il Sahel.

Ma il Nord del Mali e la presenza di Ansar el Dine, rivela anche tutta la complessità politica e strategica che si è venuta a creare nella regione soprattutto dopo la caduta di Gheddafi in Libia, che con il suo regime, aveva un controllo sull’insieme della regione, sui suoi traffici e sui suoi movimenti. Oggi, la regione, ricca di materie prime come uranio, petrolio e ferro, con frontiere incontrollate e porose è diventata una zona ad alto rischio, sulla quale convergono interessi economici e strategici internazionali sempre più evidenti, da quelli della Francia a quelli del Qatar,  degli Stati Uniti e della Cina. La situazione diventa ancor più complessa e critica se, alla presenza di Ansar el Dine nel Nord del Mali, si aggiungono altri focolai di tensione, come la presenza della setta fondamentalista Boko Haram nel nord del Niger, AQIM impiantata soprattutto nel Sahara nord occidentale e il Polisario alle frontiere fra Algeria, Marocco e Mauritania.

Nel frattempo la diplomazia si è messa in moto per negoziare un ritiro di Ansar el Dine e ristabilire l’integrità territoriale del Mali. In prima fila l’Algeria, che tenta con forza una soluzione politica negoziata. Ma né la Cedeao (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale) né la Francia  escludono, anche se sotto l’egida dell’ONU, un intervento militare.

Una situazione quindi profondamente inquietante e che si gioca in un Sud non tanto lontano dall’Europa, e che, al giorno d’oggi, non ha ancora rivelato tutti i protagonisti della sua crescente instabilità.

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