Rom: l’UE assolve l’Italia, ma chi assolve l’UE?

1521

Che il diritto comunitario abbia tra le sue principali caratteristiche quello di avere una natura evolutiva era stato fino in questi ultimi tempi ritenuto positivo e garanzia di progresso nel processo di integrazione comunitaria e nella promozione dello stato di diritto. Questo spirito aveva per lunghi anni animato le sentenze della Corte di Giustizia di Lussemburgo, ma da qualche tempo sembrano giungere dalle istituzioni comunitarie segnali in controtendenza.
àˆ accaduto per la Corte di Giustizia a proposito di contenziosi relativi al diritto del lavoro dove il contrasto al «dumping» sociale sembra essersi indebolito, si è verificato ripetute volte in seno al Consiglio dei ministri ogni qual volta si è trattato di tutelare diritti acquisiti o promuoverne di nuovi, come esemplarmente provato dalle vicende della Carta dei diritti fondamentali, a tutt’oggi modesta nelle sue tutele e priva di valore vincolante.
Adesso sulla stessa china sembra anche avviarsi quella Commissione europea, accreditata come la guardiana dei Trattati, oggi molto «comprensiva» e flessibile rispetto ai diktat degli Stati membri. àˆ accaduto per le saga dei rifiuti a Napoli, sta accadendo per il disinvolto «gioco di prestigio» che mira a salvare l’Alitalia, a spese dei cittadini che magari mai hanno volato e, visti i prezzi, che mai voleranno, e siamo in attesa di vedere come finirà   con l’occupazione abusiva delle frequenze televisive in Italia.
Ma molto più grave ed inquietante è quello che sembra profilarsi sul fronte caldissimo della tutela dei diritti umani fondamentali dei cittadini stranieri e dei rom in particolare: nel giro di poco più di due mesi, vacanze comprese, la Commissione europea è passata da una secca bocciatura dell’iniziativa italiana di schedatura dei rom (26 giugno) ad un’altisonante dichiarazione secondo la quale, a proposito delle impronte ai rom, «il razzismo non sarà   tollerato» (1° luglio) per giungere alla sorprendente piroetta dell’altro giorno (3 settembre) che la stampa nazionale ha tradotto con titoli eloquenti come: «Nomadi, la UE assolve l’Italia. Misure non discriminatorie» («la Repubblica» del 4 settembre 2008).
Supponendo che Bruxelles non abbia ancora assimilato del tutto il costume italiano, grazie al quale sono i giornali che non hanno capito e che si tratta di un malinteso, saremo grati alla Commissione europea se volesse cortesemente spiegare a noi, un po’ digiuni di diritto comunitario (ma, ohimà©, cittadini di un Paese, l’Italia, patria del diritto ma anche del rovescio, di leggi formalmente corrette e di pratiche spesso abusive), questa rapida evoluzione delle sue valutazioni. Anche perchà© questa «agilità   sanzionatoria» della Commissione, unita ad altre «flessioni» dinanzi ai governi degli Stati membri, rendono sconcertati quanti pensavano di avere a Bruxelles un argine rispetto a derive poco rispettose delle regole comunitarie.
Se poi non ce lo spiegasse in modo convincente la Commissione, forse preoccupata in alcuni suoi rappresentanti per futuri rinnovi di mandati, allora una spiegazione ci sembrerebbe doverosa da parte del Parlamento europeo che nel corso dell’estate aveva preso chiaramente posizione in favore della tutela dei diritti dei cittadini stranieri e dei rom in particolare.
Spiegazioni che aspettiamo con fiducia, anche perchà© fra nove mesi saremo chiamati a votare per il Parlamento europeo e vorremmo sapere per quale Unione europea voteremo e quali suoi rappresentanti rappresentano noi e i valori che furono a fondamento di questa nostra avventura europea.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here