Riconoscere la Palestina e l’esistenza dei palestinesi

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La comunità internazionale si sta accorgendo che quello che sta succedendo a Gaza non è più tollerabile e che ogni giorno decine di palestinesi vengano sterminati non solo dalle bombe ma anche dalla privazione organizzata di cibo. La popolazione di Gaza, infatti, sta anche morendo di fame, vittima di un obiettivo israeliano che assomiglia sempre più alla volontà di cancellare i palestinesi e la Palestina dalla carta geografica del Medio Oriente. 

E’ in questo scenario di disastro umanitario e di blocco totale dei negoziati diplomatici di cessate il fuoco, che il Presidente francese Emmanuel Macron ha abbandonato le sue incertezze e ha annunciato il riconoscimento dello Stato di Palestina alla prossima riunione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite che si terrà in settembre.

La decisione del Presidente Macron interviene anche nello stesso giorno, il 24 luglio, in cui la Knesset, il Parlamento israeliano, ha votato una mozione non vincolante che impegna il Governo a procedere all’annessione della Cisgiordania occupata, con l’obiettivo di allontanare definitivamente qualsiasi progetto o prospettiva di due Stati. Si tratta di una mozione votata a grande maggioranza e che solleva i più inquietanti interrogativi sul futuro dei Palestinesi e della loro terra.

Il riconoscimento della Palestina da parte della Francia si affianca tuttavia a quello di 148 altri Paesi, ma, in questo contesto estremo, assume un peso politico e morale molto più che simbolico. In primo luogo, rafforza la legittimità internazionale della causa palestinese visto che la Francia è membro permanente del Consiglio di sicurezza dell’ONU e primo Paese del G7 a prendere una tale decisione. In secondo luogo, è destinata ad esercitare una pressione su Israele e sulla sua posizione sulla scena mediorientale.

Nonostante tutte le difficoltà ad immaginare la concretizzazione e la costituzione di uno Stato di Palestina oggi, il riconoscimento indica anche che in prospettiva possono esistere altre strade diplomatiche per fermare la spirale di guerra in corso e per affrontare il futuro dei Palestinesi e la stabilità della regione. Una prospettiva già messa in discussione sia da Israele, che ha già fortemente condannato il riconoscimento, che  dagli Stati Uniti, loro sostenitori militari e politici.

La decisione della Francia, infatti, ha anche come obiettivo di spingere altri Paesi al riconoscimento della Palestina, sia a livello europeo che mediorientale. Sebbene l’Europa sia alquanto divisa sulla questione, paralizzata da una storia che continua a generare traumi, il Regno Unito ha già dato segni di interesse al riguardo, mentre la Germania, dal profondo delle sue ferite, potrebbe riconsiderare la sua posizione a lunga scadenza. 

Ricordiamo qui che i Paesi dell’Unione europea che hanno già riconosciuto la Palestina sono nove, fra cui  la Spagna, l’Irlanda, la Polonia, la Svezia e la Slovenia. Altri Paesi come Bulgaria, Romania e Ungheria avevano già riconosciuto la Palestina fin da quando erano ancora nell’orbita sovietica.

Non solo, ma la Conferenza dell’ONU del 28-29 luglio per la soluzione pacifica della questione palestinese e l’attuazione della soluzione a due Stati, co-presieduta da Francia e Arabia Saudita,  ha avuto anche  come obiettivo di gettare le basi per un impegno concreto della comunità internazionale sull’assetto del futuro Stato.

Resta il fatto che oggi la prospettiva di uno Stato palestinese, anche se ritenuta unica soluzione possibile, è alquanto lontana. L’urgenza oggi è il cessate il fuoco e porre fine alla tragica situazione di Gaza. Rimane importante, tuttavia, tenere aperti gli spazi di dialogo diplomatico nella comunità internazionale per  raggiungere quegli obiettivi di pace e di giustizia di cui il popolo palestinese ha grandemente bisogno.

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