
Nel 2024, il numero di esecuzioni nel mondo ha toccato il livello più alto dal 2015, con
almeno 1518 persone messe a morte in 15 paesi, secondo il rapporto annuale di Amnesty
International sulla pena di morte. Nonostante ciò, il numero degli Stati che hanno
effettivamente eseguito condanne capitali si è mantenuto al minimo storico per il secondo
anno consecutivo, confermando la tendenza globale verso l’abbandono di questa pratica.
Il Medio Oriente si conferma l’area con il più alto numero di esecuzioni conosciute. Iran, Iraq
e Arabia Saudita hanno rappresentato oltre il 91% dei casi documentati, con un incremento
significativo rispetto all’anno precedente. In particolare, l’Iran ha condotto quasi mille
esecuzioni, registrando da solo il 64% del totale globale.
La pena di morte si conferma anche come un mezzo di controllo e intimidazione, capace di
rafforzare il potere di chi la applica a scapito dei diritti umani fondamentali. Negli Stati Uniti,
ad esempio, la pena capitale continua a essere oggetto di strumentalizzazione politica. Il
presidente Donald Trump ha più volte invocato l’uso della pena di morte come misura
esemplare contro crimini violenti, usando toni duri e disumanizzanti nei confronti dei
condannati. Queste dichiarazioni, secondo Amnesty, alimentano una narrazione che
presenta la pena capitale come una soluzione semplice e definitiva ai problemi della
criminalità, ignorando le sue implicazioni etiche, l’assenza di efficacia deterrente e le
discriminazioni sistemiche che colpiscono in particolare le fasce più vulnerabili della
popolazione.
Nonostante questi segnali preoccupanti, ci sono stati sviluppi positivi. Nel 2024, lo
Zimbabwe ha ufficialmente abolito la pena capitale per i reati ordinari, e la Malesia ha
introdotto importanti riforme che hanno ridotto drasticamente la popolazione dei bracci della
morte. Per la prima volta, più di due terzi degli Stati membri delle Nazioni Unite hanno
sostenuto una risoluzione per la moratoria sull’uso della pena di morte.
Per approfondire: Il rapporto sulla pena di morte nel 2024 – Amnesty