Questione energetica: banco di prova per l’UE

1404

«Una sicura e praticabile fornitura energetica è un dovere per l’economia dell’Unione europea e un diritto per i suoi cittadini» ha dichiarato il commissario europeo per l’Energia, Andris Piebalgs, il 4 gennaio scorso a Bruxelles durante un incontro del Gruppo di coordinamento sul gas (costituito nel 2004 dalla Commissione europea). Il nuovo anno dell’UE si è infatti aperto con forti rischi per gli approvvigionamenti energetici: la disputa, prima sul gas e poi sul petrolio, tra Russia e Bielorussia (Paese da cui transitano parte del greggio e circa il 20% del gas russo diretti nell’UE, in particolare verso Polonia, Germania, Ungheria e Paesi baltici) ha riacceso i timori vissuti nel gennaio 2006, quando lo scontro tra il monopolista di Stato russo Gazprom e Ucraina e Georgia aveva causato la sospensione temporanea delle forniture europee.
Al di là   del deprecabile atteggiamento delle autorità   russe, che utilizzano l’«arma» di ricatto energetica a fini politico-economici, resta da chiedersi cos’ha fatto l’UE in un anno per diminuire la sua dipendenza dagli «umori» di Mosca. La tanto auspicata politica energetica comune europea resta ancora un obiettivo, ma è certamente cresciuta la consapevolezza su alcuni elementi fondamentali: 1) il potere contrattuale dell’UE aumenta notevolmente solo con una politica comune tra gli Stati membri; 2) differenziando i fornitori si rende più sicuro l’approvvigionamento; 3) è necessaria una differenziazione anche delle fonti energetiche e un forte investimento su quelle rinnovabili, sia per ridurre la dipendenza europea sia per evidenti esigenze ambientali.
La Politica energetica presentata dalla Commissione europea il 10 gennaio scorso va in questa direzione. Del resto, sia il Libro verde sull’energia (marzo 2006) che lo studio sugli andamenti energetici per i prossimi decenni (maggio 2006) sono stati eloquenti.
La dipendenza europea dalle importazioni è in aumento: se non si rende più competitiva l’energia interna, nei prossimi 20 o 30 anni le importazioni copriranno quasi il 70% del fabbisogno energetico dell’UE (oggi al 50%). La domanda europea di energia primaria, infatti, crescerà   a un tasso annuo dello 0,5% fino al 2030, per un aumento totale del 14,6% con un bisogno crescente e particolarmente veloce per i nuovi Stati membri (+45%). A fronte di cià², diminuirà   sensibilmente la produzione di energia interna: quella di combustibili solidi di oltre il 40%, mentre quelle di greggio e di gas crolleranno rispettivamente del 73% e del 59% causa il progressivo esaurimento delle riserve attualmente sfruttate. Oggi circa la metà   del gas consumato dall’UE proviene da tre soli Paesi, cioè Russia, Norvegia e Algeria e, agli attuali modelli di consumo, nei prossimi 25 anni le importazioni di gas potrebbero rappresentare l’80% del fabbisogno.
Tutto ciಠavverrà   in un quadro mondiale caratterizzato da una crescente domanda d’energia: entro il 2030 la domanda globale sarà   di circa il 60% superiore a quella attuale, mentre il crescente consumo globale di petrolio (aumentato del 20% dal 1994) causerà   un aumento della domanda globale di greggio stimabile nell’1,6% annuo. Così, i prezzi di gas e petrolio che sono in pratica raddoppiati nell’UE negli ultimi due anni, come quelli dell’elettricità  , saranno destinati a rimanere elevati.
Per quanto concerne altre fonti di energia, si prevede una limitata crescita nel breve periodo della produzione nucleare europea, con un rapido declino tra il 2010 e il 2030, mentre aumenterà   invece in modo significativo la produzione di energia rinnovabile (+140% nei prossimi due decenni). E questa è forse l’unica buona notizia in prospettiva, sia perchà© renderà   l’UE più autonoma sul fronte energetico sia soprattutto perchà© contribuirà   alla diminuzione delle emissioni di gas a effetto serra.
Questa situazione generale, che il Libro verde definisce come il «nuovo scenario energetico del 21àƒâ€šà‚º secolo», secondo la Commissione richiede «una risposta europea comune» mirata a «un’energia sostenibile, competitiva e sicura». Intanto, perà², l’UE ha iniziato a muoversi in ambito geostrategico per garantirsi la sicurezza degli approvvigionamenti energetici.
Il 17 novembre 2006 si è svolto a Skopje (Macedonia) il primo incontro interministeriale della Comunità   dell’energia, istituita nel 2005, che darà   vita a un mercato integrato tra UE e 8 Paesi dell’area balcanica. In pratica, sarà   esteso a tutta la penisola balcanica l’acquis comunitario in materia di energia, ambiente e concorrenza, favorendo l’apertura dei mercati e garantendo contemporaneamente l’accesso dell’UE alle riserve di gas mediorientali. Altra importante iniziativa è quella che unisce l’UE ai Paesi delle regioni del Mar Nero e del Mar Caspio, istituita nel 2004 con la Conferenza ministeriale di Baku (Azerbaijan) e progredita con la seconda Conferenza svoltasi il 30 novembre 2006 ad Astana (Kazakistan). L’obiettivo è di definire una cooperazione nel settore energetico tra l’UE e 11 Paesi dell’Asia centrale (con la Russia come osservatore), così da giungere nei prossimi anni a una strategia comune. Continua inoltre la cooperazione euromediterranea, area che comprende alcuni Paesi produttori di risorse energetiche, mentre sono frequenti gli incontri bilaterali con i maggiori fornitori dell’UE.
Il tutto nella consapevolezza che la sicurezza degli approvvigionamenti dipende dalla diversificazione di fornitori e fonti energetiche, ma soprattutto da una politica estera europea se non unica almeno coordinata.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here