Quando Xi Jinping parla con Joe Biden

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L’assenza di Xi Jinping al G20 di Delhi del settembre scorso, appuntamento di rilievo per i grandi del mondo, aveva fatto nascere l’interrogativo dell’indisponibilità del Presidente cinese ad incontrare Joe Biden.

Nel contesto del Vertice dei Paesi membri della Cooperazione economica Asia-Pacifico (APEC) che si è tenuto a San Francisco il 15 novembre scorso, l’avvenuto e atteso incontro fra i due Presidenti ha permesso di riannodare il filo di un prudente dialogo fra le due prime grandi potenze economiche mondiali. Con un risultato giudicato positivamente dalle due parti, tanto da far dire a Biden “Siamo di fronte a grandi sfide mondiali che richiedono una leadership comune” e a Xi Jinping “ Per due grandi Paesi come la Cina e gli Stati Uniti, non è possibile voltarsi le spalle”. 

Due leader, reduci da un lungo periodo di confronto e conflitto e che avevano ambedue bisogno di deporre le armi, di una tregua: per Xi soprattutto per ragioni economiche, per Biden più per ragioni politiche. I temi sul tavolo erano numerosi e non da poco, dalla guerra in Ucraina a quella in Medio Oriente, da Taiwan alle interdipendenze economiche e commerciali, dagli orizzonti elettorali in prospettiva al ripristino delle comunicazioni militari sospese da Pechino dopo la visita dell’allora Presidente della Camera statunitense a  Taiwan nell’agosto 2022.

Anche se i risultati dell’incontro non appaiono immediatamente visibili, i due leader hanno tuttavia guardato soprattutto al futuro ed è in quella direzione che hanno concordato una tregua strategica. Per quanto riguarda il Presidente americano si trattava in primo luogo di allontanare la prospettiva di un conflitto intorno a Taiwan, nel momento in cui gli Stati Uniti sono già alle prese con due guerre e che all’orizzonte si agitano già le elezioni presidenziali dell’anno prossimo. Al riguardo Biden, di fronte ad una campagna elettorale che si annuncia difficile e con la possibilità di avere come rivale Donald Trump, non ha  bisogno di turbolenze economiche e politiche in prospettiva. Da questo punto di vista, è nell’interesse anche del Presidente cinese evitare un ritorno di Trump alla Casa Bianca, il cui primo mandato era stato segnato da rapporti alquanto turbolenti e conflittuali con la Cina.

Durante l’incontro, le tensioni nell’Indo Pacifico e particolarmente intorno a Taiwan, Paese che andrà ad elezioni nel gennaio prossimo, sono rimaste sempre presenti, centrali e senza passi indietro da parte della Cina per quanto riguarda l’opposizione all’indipendenza di Taipei e una futura riunificazione con Pechino. 

Sempre con il problema di Taiwan sullo sfondo, gli interessi reciproci dei due grandi Paesi si sono incrociati anche sulle rispettive dipendenze tecnologiche. Da una parte, gli Stati Uniti sono tuttora dipendenti da Taiwan per quanto riguarda i semiconduttori, una dipendenza che Washington cerca di ridurre, ma per la quale serve ancora molto tempo. Dall’altra, la Cina ha tuttora bisogno della tecnologia statunitense per il suo sviluppo tecnologico ed economico e, se anche da parte cinese l’obiettivo rimane quello di ridurre la dipendenza dagli Stati Uniti, su ambedue i Paesi pesano costantemente i pericoli di embargo e sanzioni. 

I due leader hanno così posto le basi per una tregua strategica e, come richiamato soprattutto da Joe Biden, volta a consolidare le condizioni per una competizione responsabile fra Cina e Stati Uniti, basata sul dialogo e la cooperazione. Sono rimasti tuttavia sullo sfondo del dialogo i quesiti sulle relazioni dei due Paesi sull’insieme della scena internazionale, in un mondo in piena evoluzione e con nuovi attori all’orizzonte, attraversato da grandi sfide globali, quali le guerre in corso e il deteriorarsi della salute del Pianeta.

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