Quale estate per l’Europa e per l’Italia?

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Premesso che è sempre rischioso fare previsioni, specie se riguardano il futuro, quest’anno è particolarmente difficile provare a indovinare che cosa capiterà nella mezza estate che ci resta.

È vero per la meteo, che sembra farsi beffe delle previsioni regalandoci un’estate a mezzo servizio;        è anche più vero per chi si azzardasse ad anticipare quanto potrà accadere in Europa e in Italia, tanto sul versante economico e sociale che su quello politico.

Le ragioni dell’incertezza estiva sono molte.

Ai confini dell’Europa proseguono le turbolenze sulle rive del Mediterraneo: non era ancora sopita la protesta in Turchia che è scoppiata la rivolta in Egitto, con il suo tragico corteo di morti e feriti, come ormai da tempo avviene in Siria, senza che si intravveda una soluzione politica alla guerra civile in corso.

Dentro i confini dell’Europa, allargatasi dal 1° luglio alla Croazia, la situazione è sicuramente meno drammatica, ma non per questo del tutto tranquilla. Lo testimoniano movimenti di protesta dalla Bulgaria al Portogallo, l’inquietante clima sociale intriso di razzismo in Ungheria, il peso del rigore finanziario sulla stremata Grecia, sempre alle prese con il dissesto dei suoi conti pubblici e i rischi che ancora incombono sulla Spagna e sull’Italia.

Da Bruxelles l’UE, dopo i timidi due passi avanti dell’ultimo Consiglio europeo, è tentata dal solito  passo indietro, come testimonia l’ulteriore rallentamento de cantiere sull’unione bancaria e la riconferma della linea di rigore sui conti pubblici di alcuni suoi Paesi membri, tra i quali l’Italia.

Per chi teme nuove turbolenze sui mercati finanziari durante l’estate, notizie più incoraggianti sono arrivate da Francoforte, dove la Banca centrale europea (BCE) ha riconfermato il suo atteggiamento di sostegno ai Paesi in difficoltà, dove è forte il “disagio sociale” denunciato da Draghi, per contrastare un aumento dei costi del credito e “per evitare che rialzi dei tassi di interesse internazionali aggravino la recessione europea aggiungendovi la restrizione monetaria”. Una risposta, nemmeno tanto implicita, ad una prospettiva diversa annunciata dalla Federal Reserve USA, che aveva mandato in fibrillazione i mercati.

Queste notizie sono state di conforto anche per l’Italia, alle prese con una recessione che non accenna a finire e con gli avvertimenti giunti dal Fondo monetario internazionale (FMI), con l’aggravamento delle previsioni economiche per l’Italia, e dall’Agenzia Standard & Poor’s che ha abbassato la sua valutazione del debito italiano, portandolo pericolosamente vicino al livello di “spazzatura”.

Su questo sfondo di pesanti ombre e pallide luci sono proseguite da noi le contorsioni della maggioranza delle “larghe intese”, con un irrisolto contenzioso sulle misure fiscali, in particolare sul mantenimento o meno dell’IMU e sul discusso aumento dell’IVA. Né aiuta a fare chiarezza il groviglio di problemi politici costantemente alimentato da vicende giudiziarie che, a giorni alterni, irrompono del tutto impropriamente sulla fragilità del governo e sui lavori parlamentari.

Difficile in queste condizioni per l’Italia essere credibile agli occhi dell’Europa e questo proprio mentre è stato avviato il negoziato per un partenariato economico e commerciale tra l’UE e gli USA e alla vigilia delle elezioni tedesche, dalle quali c’è chi spera in una svolta della Germania verso un’Europa della solidarietà. Che, agli occhi di chi ci crede resta ancora, per dirla con Shakespeare, il “sogno di una notte di mezza estate”.

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