Primi passi del Governo italiano verso l’Europa

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Adesso che, dopo qualche stonatura di troppo, il Governo sembra voler fare sul serio con un programma di lavoro che riporti l’Italia almeno in linea di galleggiamento, è venuto il momento di riprendere la strada di Bruxelles e ritornare ad essere partners prima credibili e poi anche influenti in Europa. Significativi a questo proposito sono stati gli incontri dei giorni scorsi tra membri del Governo italiano e rappresentanti delle Istituzioni europee.
La «settimana europea» dell’Italia era cominciata con una visita informale del Commissario europeo Almunia, responsabile per gli affari economici, con il ministro dell’economia Padoa-Schioppa: una cena di lavoro cordiale tra due persone che si stimano ma con al menù l’inevitabile piatto dei conti pubblici italiani, sicuramente difficile da digerire. Perchà© sarà   pur vero che la verifica dei conti è ancora in corso, ma non c’è purtroppo molta «suspense» sui risultati: un deficit sul Prodotto interno lordo che rischia di superare il 4% (contro il 3% consentito dal Patto di stabilità  ) e il debito che cresce verso il 108%. E tutto questo mentre il Consiglio dei Ministri dell’economia dell’UE si appresta a valutare la situazione italiana e decidere entro l’anno eventuali sanzioni per l’Italia (senza contare quelle che fin d’ora incombono dai mercati internazionali).
Il week-end scorso è stata la volta di D’Alema, alla sua prima partecipazione ad un Consiglio dei Ministri degli Esteri. Qui l’ordine del giorno era molto più ampio e forniva al Governo italiano un prima occasione di annunciare le sue linee di politica estera ed europea, in particolare sul futuro della Costituzione europea e gli allargamenti in cantiere. Temi questi su cui sarebbe tornato il giorno successivo Romano Prodi nel suo primo incontro ufficiale con quella Commissione europea da lui presieduta fino ad un anno fa. Non sfuggirà   la scelta simbolica ma anche chiaramente politica di riservare all’Unione europea la prima uscita fuori del territorio nazionale, ripercorrendo non a caso il cammino di Angela Merkel che iniziಠda Bruxelles la costruzione di un suo forte ruolo sulla scena internazionale. E qui un copione singolare per analogie e differenze: seconda tappa della Merkel fu Parigi, nemmeno sfiorata dall’idea di affacciarsi nell’Italia di Berlusconi; seconda prossima tappa per Prodi proprio la Germania per incontrare la Merkel, che assumerà   la Presidenza dell’UE ad inizio 2007. Intrecci per nulla casuali: i principali Paesi fondatori dell’Unione stanno cercando di ritagliarsi un ruolo forte in Europa e ricomporre alleanze in vista dei prossimi appuntamenti che aspettano l’UE. C’è più di un indizio che induce a pensare che, con la Francia in crisi e i Paesi del Benelux privi di forza sufficiente, Germania ed Italia stiano cercando di rafforzare la loro intesa, anche grazie alla composizione comparabile delle rispettive coalizioni al governo.
A Bruxelles nei giorni scorsi D’Alema prima e Prodi poi hanno parlato ad una voce sola con l’obiettivo di preparare la posizione dell’Italia nel prossimo Consiglio europeo di metà   giugno quando sul tavolo dei venticinque Capi di Stato e di Governo si presenteranno, tra gli altri, due temi delicati e decisivi per il futuro dell’UE: le sorti del Trattato costituzionale e i prossimi allargamenti. L’Italia, come già   preannunciato anche dal Presidente Napolitano, si schiera vigorosamente con la Merkel in favore di una ripresa del processo di ratifica del Trattato costituzionale, mettendo in guardia da chi lo vuole frenare o quantomeno intende indebolire il testo già   ratificato dal Parlamento italiano e da altri quattordici Paesi. Più problematica l’intesa con la Germania sulle future adesioni all’UE: la Merkel è tentata di raffreddare almeno i tempi dell’allargamento non solo verso la Turchia ma anche verso i Balcani.
Comprensibilmente diverso è l’atteggiamento dell’Italia che mira a rafforzare la stabilità   nell’area mediterranea e con essa il proprio ruolo, riequilibrando almeno parzialmente verso sud il baricentro dell’UE. Non sembra tuttavia impossibile un compromesso tra i due Paesi, anche perchà© altri interessi li spingono ad allearsi per rilanciare – se necessario anche solo con chi ci sta – il processo di integrazione politica europea.
Giochi complessi sono in corso: è importante che l’Italia torni in partita e che già   nel prossimo Consiglio europeo segni qualche punto in suo favore. E in favore dell’Europa di domani.

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