Previsioni di inverno 2014

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Secondo i dati contenuti nelle previsioni economiche d’autunno, nel 2014 la ricchezza prodotta dovrebbe crescere dell’1,5% nell’UE e dell’1,2% nella zona euro; un’ulteriore accelerazione è prevista per il 2015 (2% nell’UE e 1,8% nella zona euro).

Secondo il vicepresidente della Commissione europea e commissario per gli Affari economici e monetari si può parlare di “consolidamento della ripresa” e di “crescita equilibrata e sostenibile” che dovrebbe essere aiutata dal consolidamento della domanda interna, in un contesto di ripresa “ancora modesta” per il cui irrobustimento è necessario “mantenere la rotta delle riforme”.

La situazione sembra migliorare anche nei Paesi più vulnerabili, anche se la ripresa resta “in sordina” e la situazione resta fortemente differenziata tra Stati membri e tra imprese di differente dimensione

La Commissione prevede un rilancio degli investimenti (che è già iniziato e che dovrebbe riguardare anche l’edilizia) e una ripresa di vigore della domanda, motore della crescita.

Sul mercato del lavoro si prevede una lenta stabilizzazione dell’occupazione anche se il tasso di disoccupazione resterà elevato, dal momento che è necessario almeno un semestre perché siano visibili le ricadute occupazionali di un aumento del PIL. I risultati attesi in termini di tasso di disoccupazione si attestano, per il 2015 al 10,4% nell’UE e all’11,7% nella zona euro.

L’inflazione sarà contenuta all’1,2% nell’UE e all’1% nella zona euro nel 2014 per poi aumentare di circa un quarto di punto nell’anno successivo.

Continua anche il rafforzamento del settore delle esportazioni e, di conseguenza, il miglioramento del saldo delle partite correnti degli Stati vulnerabili che registreranno avanzi sia per il 2014 sia per il 2015.

Gli ultimi dati segnalati dalla Commissione attengono, infine, al riequilibrio delle finanze pubbliche (con i disavanzi nominali che dovrebbero scendere al di sotto del 3% nel 2014 e con il rapporto debito PIL che dovrebbe attestarsi al 90% nella zona euro e al 98% nell’UE) e dei rischi: i più alti sono rappresentati dallo stallo delle riforme e da una deflazione di lungo periodo.

 

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