Per l’Europa una stagione di guerre tra loro intrecciate

12

Ci eravamo cullati nell’illusione di una pace senza fine per l’Europa dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Ci eravamo dimenticati da dove venivamo e in quale mondo eravamo entrati.

Venivamo da secoli di guerre nel nostro continente, tutt’altro che pacifico, con l’eredità di nazionalismi, prima sotto traccia e poi via via in emersione, alcuni più evidenti e altri occultati da velenose ambiguità politiche.

Negli ultimi ottant’anni abbiamo goduto di una tregua, protetti dentro i confini della Comunità europea, appena sfiorati dalla guerra nella ex-Jugoslavia, mentre crescevano ovunque conflitti in un mondo segnato da una esasperata competizione economica e commerciale, solo apparentemente pacifica.

Abbiamo dovuto ricrederci dopo l’aggressione della Russia all’Ucraina e l’esplosione del conflitto israelo-palestinese che covava da decenni; di questo passo dovremo anche ricrederci sulla cooperazione tra alleati in Occidente, dopo la seconda presidenza USA di Donald Trump, ad oggi più promotore di conflitti che pacificatore, come aveva millantato. 

Lo stiamo capendo dal suo atteggiamento in Medio Oriente e nei confronti dell’Ucraina, presto dovremo forse capirlo anche dalle sue continue giravolte nella guerra dei dazi, in particolare nei confronti dell’Unione Europea.

Sembra legare tutti questi eventi un filo rosso che induce a tratteggiare una più complessa mappa dei conflitti in corso, tra loro strettamente intrecciati: non solo i conflitti armati tra loro, ma anche tra questi con le guerre commerciali, come quella dei dazi scatenata e poi sospesa – nessuno sa fino a quando –  da Trump per indebolire l’Unione Europea e dividerla anche sul fronte del sostegno all’Ucraina e obbligarla ad alzare la sua spesa militare ben oltre la soglia del 2% del Prodotto interno lordo. Avremo modo di verificarlo fra un mese, al Vertice della NATO all’Aja, quando Trump potrebbe cogliere l’occasione della sua presenza a Bruxelles per saldare tra loro i due tavoli negoziali, quello dei dazi e della spesa militare.   

Niente di molto sorprendente da parte di Trump, considerata la sua spregiudicatezza e l’ostilità viscerale che prova nei confronti di una realtà multilaterale come l’Unione Europea, fedele non senza difficoltà alle regole dello Stato di diritto e educata al rispetto del dialogo e della pace, la nostra ultima spiaggia dove affrontare un nuovo prepotente “sbarco americano in Europa”.

Sono lontani i giorni in cui l’esercito americano sbarcava sulle spiagge di Normandia per aiutarci a mettere fine alla dittatura nazi-fascista, un contributo che l’Europa non deve dimenticare, senza per questo ritenersi suddita di una potenza straniera pronta a tradire le sue alleanze, dopo averne anche largamente beneficiato quando l’Europa era per gli USA un utile argine alla minaccia sovietica.

Fortunatamente, e con merito, l’Unione Europea di oggi può avere i numeri per resistere a questa singolare invasione e può coltivare con prudenza alternative politiche alle sue dipendenze del passato.

L’Unione Europea resta ancora la prima potenza commerciale del mondo, il suo Prodotto interno lordo non è molto distante da quello americano, ha una capacità di risparmio privato che vale circa il doppio di quello degli americani, detiene il primato per la sottoscrizione dei titoli di Stato USA e ha una moneta unica oggi più apprezzata del dollaro.

Certo non abbiamo l’assetto istituzionale americano, quello di una federazione guidata da un presidente con poteri molto ampi che Trump sfrutta a fondo, senza esitare a dilatarli giorno dopo giorno: ne sanno qualcosa la magistratura, la libera stampa e, in particolare, l’autonomia calpestata delle Università, come quella di Harvard ma non solo. Si tratta di una “pratica politica” che piace a più d’un governo europeo: una ragione in più perché l’Unione Europea la contrasti a salvaguardia anche delle nostre democrazie minacciate dal contagio del virus nazional-populista, aspettando con qualche brivido l’esito del ballottaggio di domenica prossima in Polonia.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here