A 23 anni dall’entrata in vigore della Convenzione internazionale contro la tortura, il Parlamento Europeo adotta una risoluzione per fare in modo che i Paesi europei rispettino il divieto di commercio di strumenti di tortura.
Nel 2006 era stato introdotto dall’UE, il regolamento che limita il commercio degli strumenti di tortura, che purtroppo è stato applicato solo in parte o, in alcuni Paesi, per niente.
Nella risoluzione il Parlamento invita gli Stati membri a compilare ogni anno una relazione che contenga i dati sul numero di richieste di esportazione pervenute dall’estero, le merci interessate, i Paesi destinatari, le decisioni e le licenze in merito. Ad oggi solo sette Paesi hanno fatto pervenire questa relazione.
Gli Stati membri dovranno, poi, informare la Commissione in merito alle sanzioni da loro introdotte per la violazione del regolamento. Inoltre, la lista degli oggetti proibiti dovrà essere continuamente aggiornata e tenere il passo con gli sviluppi tecnologici.
La presidente della commissione per i Diritti dell’uomo, Heidi Hautala, ha commentato così il comportamento dei Paesi UE: «l’esempio degli strumenti di tortura dimostra che siamo ben lungi dall’essere perfetti. Non stiamo soddisfacendo le aspettative nà© i nostri stessi impegni».
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