Stiamo vivendo momenti di grandi cambiamenti e il mondo di oggi non assomiglia già più a quello di cinque anni fa. La pandemia di covid 19 ha dato una forte accelerazione a tali cambiamenti e ha soprattutto messo in primo piano il comune destino dell’intera umanità di fronte alla salute e al valore della vita. Un passo senza precedenti nell’incerta foresta della mondializzazione.
Anche l’Unione Europea, e questo proprio alla vigilia dell’inattesa e devastante pandemia, si stava attrezzando con nuove Istituzioni, un nuovo Parlamento europeo e una nuova Commissione europea, per rispondere alle sfide sempre più evidenti al suo interno e sullo scenario internazionale.
Sullo scenario internazionale, l’elezione del Presidente democratico Joe Biden alla guida degli Stati Uniti, sta infatti ridisegnando il peso della presenza americana nel mondo. Il rientro di Washington nei consessi multilaterali, dall’Organizzazione mondiale della sanità alla Conferenza di Parigi sul clima, indica non solo un rafforzamento in prospettiva del multilateralismo, ma anche un rilancio della relazione transatlantica fra Europa e Stati Uniti, relazione messa a dura prova da quattro anni di Presidenza Trump e di una arrogante politica dell’”America first”.
Questa nuova prospettiva apre scenari e orizzonti nuovi, in cui il dilemma dell’Europa sarà quello di trovare un sensibile punto di equilibrio geopolitico fra un’autonomia strategica e una inevitabile cooperazione occidentale e internazionale, a volte segnata da interessi e approcci politici non sempre convergenti.
Sul tavolo dell’Europa spiccano infatti temi sensibili quali le future relazioni con la Cina, oggi particolarmente conflittuali con gli Stati Uniti, i rapporti con la Russia e con la Turchia, i conflitti in Medio Oriente e il futuro dell’accordo sul nucleare con l’Iran, il nuovo partenariato con l’Africa e la risposta ai Paesi candidati all’adesione dell’UE nei Balcani. Tutto questo in un momento in cui si incrociano, a livello globale, conflitti di supremazia economica e commerciale, irrinunciabili interessi geopolitici e geostrategici e nuovi attori rimasti fino ad ora discreti sulla scena internazionale ma disponibili ad alleanze dagli interessi a geometria variabile. Senza dimenticare le questioni di sicurezza che, al di là delle armi, oggi subiscono attacchi anche dalle tecnologie digitali.
Di particolare attualità e inquietudine oggi per l’Unione Europea sono tuttavia i rapporti con la Russia, rapporti che si stanno pericolosamente deteriorando in queste ultime settimane con l’aggravarsi delle tensioni militari nell’est dell’Ucraina, nella regione separatista del Donbass sostenuta da Mosca. Ai confini orientali dell’Unione europea e fino al Caucaso, in quell’area che la Russia considera il suo “estero vicino” e in cui l’Unione tesse invece le relazioni del partenariato orientale, si giocano molte partite, dalla presenza della NATO nei paesi limitrofi, alla geografia dei percorsi degli oleodotti, il tutto sotto il nuovo e meno indulgente sguardo dell’amministrazione americana. Non solo, ma i rapporti sempre più tesi con la Russia hanno anche sullo sfondo il non rispetto dei diritti umani, la repressione politica nei confronti di tentativi di opposizione e la mancanza di democrazia e dello stato di diritto.
Sono valori questi ultimi che hanno caratterizzato l’Unione Europea nei suoi settant’anni di esistenza. Sono valori da proteggere e che l’Unione ha messo in prima linea nelle sue relazioni internazionali. Ce lo ricordano tutti i giorni i giovani di Hong Kong e del Myanmar e su questo l’Unione Europea ha una grande responsabilità e un grande ruolo da giocare sullo scacchiere internazionale.