Numeri che inquietano la tranquilla Europa

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Molte cose vanno bene o quasi in questa nostra Europa, o almeno questo sembrerebbe se si raffrontano le nostre condizioni di vita rispetto alla stragrande maggioranza dei popoli di altri continenti. Non ci sono focolai di guerra all’interno dei confini dell’UE e anche l’ambiente, che pure tanto in buona salute non è, ci risparmia le catastrofi quasi quotidiane di cui sono vittime molti altri Paesi del mondo.
Sul versante economico, il ritmo di crescita è stato fin qui buono, l’euro resta forte sui mercati e contrasta le conseguenze dell’aumento del petrolio, consentendo all’Europa di restare saldamente la prima potenza commerciale del mondo.
Persino la disoccupazione, che dagli inizi degli anni Settanta continuava a rappresentare una malattia endemica con percentuali per decenni al di sopra delle due cifre, si va progressivamente riducendo e dovrebbe attestarsi al 6,6% nel corso del prossimo anno.
Anche nell’ambito dei diritti, nonostante tentativi di erosione e diffuse forme di illegalità  , la «vecchia Europa» – come la chiamava sprezzantemente il segretario statunitense della difesa, (ir)responsabile fautore dell’invasione dell’Iraq – resiste come puಠsopra la linea di galleggiamento in un mare di intolleranza e abusi, anzi trova la forza di condurre in seno all’ONU una battaglia vittoriosa in favore della moratoria della pena di morte. A ben guardare, la lotta di Davide contro Golia: un piccolo continente, con alla testa un Paese non proprio in condizioni esaltanti come l’Italia che si mobilita contro Paesi-continenti come la Cina, l’India, gli USA e tutta la loro corte e riesce a trovare una maggioranza significativa in favore della vita perchà© «nessuno tocchi Caino».
Sarebbe ancora lunga la lista delle buone notizie europee in relazione a come va il mondo e tuttavia è bene non compiacersene troppo, in particolare se si guarda più da vicino la realtà   che talvolta i numeri nascondono o se si guarda appena un po’ più lontano, nel mondo dove tutti abitiamo.
Conflitti e turbolenze agitano il mondo: agli irrisolti nodi iracheno e afghano si è pericolosamente aggiunto quello pachistano, mentre soffiano venti di guerra tra la Turchia e la consistente minoranza curda e non si intravedono progressi di democrazia in Birmania.
Più vicino a noi è sempre drammatica la questione palestinese e si aspetta con ansia il risultato delle elezioni in Libano. Ad elezioni avvenute, il Kosovo manda un messaggio chiaro: la maggioranza albanese vuole l’indipendenza ed è alto il rischio che entro l’anno questa venga proclamata unilateralmente con il sostegno degli USA, l’opposizione della Russia e con l’UE incerta e divisa. Se si ha a mente che la «polveriera dei Balcani» è lontana dall’essere stata disinnescata, allora il ricordo torna ai giorni tragici dell’implosione dell’ex Jugoslavia.
Sul fronte dei diritti, le recenti tensioni tra italiani e rumeni ha mandato un chiaro segnale d’allarme sulle prospettive di convivenza civile non solo in Italia ma nell’intera Europa. Particolarmente inquietante che a gettare benzina sul fuoco sia stato un membro della Commissione europea, quel Franco Frattini inviato a Bruxelles dal governo Berlusconi. La settimana scorsa è stato severamente sanzionato dal Parlamento europeo per aver dichiarato che le autorità   nazionali avrebbero potuto espellere ogni migrante, anche comunitario, che non potesse dimostrare di avere mezzi di sostentamento, calpestando così la normativa europea che consente agli Stati membri di limitare la libera circolazione solo per motivi di ordine pubblico che nulla hanno a che vedere con motivi di tipo economico.
In Italia la dichiarazione di Frattini ha subito avuto discepoli: a Cittadella, provincia di Padova, l’amministrazione leghista non ha perso l’occasione per fissare una soglia di reddito – 420 à¢à¢â‚¬Å¡à‚¬ per la precisione – come condizione alla permanenza sul territorio comunale. Episodio magari di colore, ma anche inquietante e che si commenta da solo.
Ma anche sul versante economico e sociale non tutto è roseo: congelate le previsioni di crescita attorno al 2% per i prossimi due anni, con l’Italia che stenterà   a raggiungere una crescita dell’1,5% scontando contemporaneamente un aumento dell’inflazione superiore al 2%.
Dentro questo scenario le notizie più inquietanti vengono ancora una volta dai numeri della povertà  . Nell’UE sono a rischio di povertà   finanziaria il 16% dei suoi residenti e uno su cinque dei nostri concittadini vive in condizioni abitative inadeguate. Dato anche più inquietante: la povertà   cresce tra i lavoratori, confrontati a condizioni di crescente precarietà  , a riduzioni della protezione sociale e a salari che indeboliscono il potere di acquisto. Si spiegano anche così i movimenti di protesta che si allargano in Europa e non solo nell’»Italia degli scioperi», secondo un diffuso luogo comune, ma anche nella disciplinatissima Germania e nella vicina Francia dove Sarkozy, conclusa la luna di miele con molti suoi elettori, sperimenta le dure difficoltà   del governare.
àˆ anche tutto questo la tranquilla Europa, terra del «diritto» ma sempre più spesso, come un tempo si diceva dell’Italia, anche del «rovescio».

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