Nucleare fra pace e guerra

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Il tema del nucleare è rientrato con prepotenza nelle relazioni internazionali, in particolare con l’arrivo alla Casa Bianca del Presidente Trump. Assistiamo con preoccupazione a una politica di ritiro degli Stati Uniti da importanti accordi che hanno segnato la nostra storia recente.

Si sono infatti appena abbassate le luci sul ritiro degli Stati Uniti dall’accordo sul nucleare firmato nel 2015 con l’Iran e siamo in attesa del seguito che gli Stati Uniti intendono unilateralmente dare al futuro del nucleare della Corea del Nord, che il Presidente Trump decide di uscire anche dal Trattato sulle forze nucleari a medio raggio (INF), un trattato bilaterale concluso nel 1987 tra Mosca e Washington.  Firmato in un clima di guerra fredda che sembrava avviarsi al tramonto e annunciare un periodo di distensione e di equilibrio fra Est e Ovest, il Trattato INF aveva una evidente portata storica ed emblematica durata fino ai giorni nostri.

Secondo il Trattato, Russia e Stati Uniti non possono testare, produrre e possedere missili basati a terra, con un raggio di intervento compreso fra 500 e 5.500 chilometri. Obiettivo particolare, al momento della firma del Trattato, era il ritiro in Europa orientale dei missili “SS20” e, in Occidente, dei “Pershing II” e dei “Cruise” statunitensi dispiegati, come risposta, in Gran Bretagna, Belgio, Paesi Bassi, Germania e Italia. Al centro quindi di questo accordo, si collocava la sicurezza dell’Europa e la distruzione di quelle armi nucleari a gittata intermedia che, in primo luogo, avrebbero potuto colpire le capitali europee.

Questo Trattato ha avuto quindi il pregio di garantire una certa stabilità strategica in Europa, una stabilità ormai rimessa in discussione da alcuni anni a questa parte. Russia e Stati Uniti si accusano vicendevolmente di non rispettare il Trattato, portando oggi la tensione politica fra Washington e Mosca ai livelli di guardia.

Al di là dell’accordo INF, sono molteplici le tensioni che corrono fra i due Paesi e fra la Russia e l’Occidente, se si considerano, da una parte, la politica di modernizzazione e di rafforzamento delle forze militari e missilistiche russe e, dall’altra, il continuo espandersi della presenza della NATO verso i confini occidentali della Federazione russa. Non a caso infatti, il Presidente Trump ha annunciato il ritiro USA dal Trattato INF mentre inziavano in Norvegia le maggiori esercitazioni dell’Alleanza atlantica dalla fine della guerra fredda e mentre la stessa Alleanza esprimeva preoccupazione per lo sviluppo di nuovi missili a raggio intermedio da parte di Mosca. Una coincidenza che lega le accuse di Trump alle preoccupazioni della NATO e, di conseguenza, coinvolge direttamente gli alleati europei nel confronto militare con la Russia.

La decisione di Trump di annullare l’accordo INF rappresenta quindi una fase significativa  di uno scenario più vasto che, oltre a lasciare a Russia e Stati Uniti la libertà di sviluppare, a loro piacimento, i rispettivi arsenali militari e nucleari, pone il grave quesito sul futuro  della corsa agli armamenti e al nucleare anche a livello globale, con un’attenzione particolare oggi anche nei confronti della Cina.

Le conseguenze di un tale prospettiva sono evidenti. L’Unione Europea, centrale in questo scenario, è chiamata a misurare i pericoli che una nuova corsa al nucleare può rappresentare, pericoli che sembrano di portata più vasta e meno governabile di quelli vissuti durante la guerra fredda. E’ una sfida importante, sottolineata nelle preoccupazioni di alcuni Stati membri, come Francia e Germania, e presenti nelle dichiarazioni dell’Alto Rappresentante UE per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini :” Mentre ci aspettiamo che la Russia affronti seriamente le preoccupazioni sul rispetto del Trattato INF in modo sostanziale e trasparente, ci aspettiamo anche che gli USA valutino le conseguenze del loro possibile ritiro sulla loro sicurezza, quella degli alleati, e del mondo. (…) Il mondo non ha bisogno di una nuova corsa agli armamenti che non gioverebbe a nessuno e, al contrario, porterebbe più instabilità. (…) Stati Uniti e Russia devono restare impegnati in un dialogo costruttivo per preservare il Trattato INF e assicurare la sua piena e verificabile attuazione, che è fondamentale per la sicurezza dell’Europa e globale.”

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