Venerdì 14 luglio la Commissione Europea ha deferito l’Italia alla Corte di giustizia dell’Unione per non aver posto fine alla discriminazione nei confronti dei lettori stranieri e non aver applicato adeguatamente le norme di diritto interno che attuano le disposizioni UE in materia di libera circolazione dei lavoratori.
L’articolo 45 del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (TFUE) vieta infatti di discriminare i cittadini dell’UE a causa della loro nazionalità in un altro Stato membro dell’Unione per quanto riguarda l’accesso all’occupazione e le condizioni di lavoro.
Tale disposizione del trattato è ulteriormente dettagliata nel regolamento (UE) n. 492/2011 relativo alla libera circolazione dei lavoratori, il cui articolo 7, paragrafo 1, vieta agli Stati membri di trattare i lavoratori dell’UE in modo diverso dai lavoratori nazionali a motivo della loro cittadinanza per quanto concerne le condizioni di impiego e di lavoro, in particolare in materia di retribuzione.
Tuttavia, ad oggi in Italia la maggior parte degli atenei continua a non adottare le misure necessarie per una corretta ricostruzione della carriera dei lettori. Tra queste vi sono l’adeguamento della retribuzione, dell’anzianità di servizio e delle corrispondenti prestazioni sociali a quelli di un ricercatore con un contratto a tempo parziale, come pure il diritto al versamento degli arretrati a decorrere dall’inizio del rapporto di lavoro.
Di conseguenza la Commissione ha deciso di dare seguito alla procedura di infrazione avviata nel 2021 contro l’Italia dandone nuove motivazioni nel gennaio 2023 e deferendola alla Corte di giustizia europea.
Per approfondire: il comunicato della Commissione Europea