Matteo Renzi: “I giudici italiani non rispondono a Erdoğan”

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In un’intervista rilasciata a Lucia Goracci, giornalista di RaiNews24, Recep Tayyip Erdoğan ha insistito sul fatto che Bilal, suo figlio trentacinquenne, non possa tornare in Italia per i suoi studi a causa di un’accusa di riciclaggio avanzata da Murat Hakan Uzan, membro di una delle più ricche famiglie della Turchia e forte oppositore del Presidente, sulla quale la Procura di Bologna sta indagando. Secondo Erdoğan, «se mio figlio dovesse fare ritorno in Italia in questo momento, potrebbe essere arrestato. È possibile che ciò abbia ripercussioni nelle nostre relazioni con l’Italia». Il Presidente turco ha, inoltre, affermato che i giudici italiani dovrebbero occuparsi della mafia piuttosto che di Bilal.

Non ha tardato ad arrivare la risposta di Matteo Renzi che, su Twitter, ha scritto: «In questo Paese i giudici rispondono alle leggi e alla Costituzione italiana, non al presidente turco. Si chiama “stato di diritto” #Italia». Parlando di “stato di diritto”, il Presidente del Consiglio si è ironicamente riferito alla turbolenta situazione turca, dove più di 60mila persone impiegate nell’esercito, nella polizia, nella magistratura, nel servizio civile e nel sistema educativo sono state arrestate, sospese o messe sotto investigazione in seguito al fallito colpo di stato andato in scena nel mese di luglio.

Paolo Gentiloni, Ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, ha evidenziato come nel nostro Paese ci sia «pieno rispetto dell’autonomia della magistratura», la quale, insieme alla polizia, ha da sempre contribuito al successo della lotta contro la criminalità organizzata.

Giovanni Legnini, Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, è intervenuto nel dibattito, sostenendo che l’attacco contro la magistratura italiana sia un fatto grave e inaccettabile.

Per quanto riguarda le relazioni tra Italia e Turchia, i politici di centro-sinistra hanno ribadito la più ferma condanna per il tentativo di colpo di stato del 15 luglio e hanno confermato la «comune preoccupazione in Europa per gli eventi che si stanno susseguendo».

 

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