È consuetudine che a metà legislatura del Parlamento Europeo vi sia un cambiamento di Presidenza. Con 387 voti su 670, il socialista Martin Schultz è stato eletto nuovo Presidente il 17 gennaio scorso, sostituendo Jerzy Buzek (PPE polacco) per un mandato che scadrà con le prossime elezioni del 2014. Martin Schultz, membro del Parlamento Europeo dal 1994, ha una lunga esperienza in seno all’Istituzione ed è considerato uomo di carattere e di forti convinzioni in merito al destino comune dell’Europa.
La sua Presidenza inizia in un momento particolarmente difficile della costruzione europea. L’infinita crisi finanziaria ed economica, la disoccupazione e la povertà, l’inquietudine dei cittadini europei nei confronti delle Istituzioni e le tentazioni di allontanamento, le risorse finanziarie comunitarie e la solidarietà fra i Paesi membri, le derive nazionaliste e populiste di alcuni Stati e le forti tentazioni intergovernative, sono alcune delle grandi sfide che pesano oggi sulla strada impervia dell’integrazione europea.
Nel suo primo discorso da Presidente, Martin Schultz ha illustrato con profonda consapevolezza la situazione attuale, ribadendo le sue tenaci convinzioni che solo attraverso una più profonda Unione democratica si potranno trovare le risposte adeguate: “L’Europa del dopoguerra si basa sul riconoscimento oggettivo che i nostri interessi non possono più essere separati da quelli dei nostri vicini e sulla consapevolezza che l’Unione Europea non è un gioco a somma zero, in cui debbono esserci necessariamente perdenti e vincitori. È proprio il contrario: o siamo tutti perdenti o siamo tutti vincitori”.
Il nuovo Presidente ha inoltre colto con preoccupazione il rapporto che si sta instaurando fra i cittadini e l’Europa: “Per la prima volta dalla sua fondazione il fallimento dell’Unione Europea non è più un’ipotesi irrealistica (…). Il risultato di questa politica viene percepito dai cittadini come un diktat da Bruxelles ed è l’intera Unione europea a farne le spese ciò alimenta risentimenti antieuropei”. E aggiunge “Non ho nessuna intenzione di essere un Presidente accomodante. Sarò invece un Presidente che esigerà dall’esecutivo, se necessario, il rispetto nei confronti del Parlamento ove siano minacciati gli interessi dei cittadini. Un Presidente che rappresenta deputati forti, che si impegna per ciò che sta a cuore ai cittadini. Un Presidente che farà tutto il possibile per riconquistare la fiducia che i cittadini hanno perso nel processo di unificazione dell’Europa e per riaccendere l’entusiasmo nei confronti dell’Europa”.
Con queste dichiarazioni, il nuovo Presidente intende rafforzare il ruolo del Parlamento Europeo con l’obiettivo di contribuire a colmare quel deficit democratico di cui soffre l’Unione Europea e di far sentire maggiormente la sua voce in seno alle Istituzioni europee, soprattutto in un momento in cui alcuni Governi, e in particolare Francia e Germania, sono tentati di prendere in mano, soli, le redini dell’Europa e indebolirne lo spirito comunitario.
La Presidenza di Martin Schultz, che gode, forse per la sua personalità troppo focosa, solo del sostegno di circa la metà dei parlamentari, inizia dopo la pacata Presidenza di Jerzy Buzek, eletto nel 2009 ad una stragrande maggioranza di voti (555 su 670). Jerzy Buzek, primo Presidente proveniente da un Paese dell’Europa dell’est, la Polonia, europeista convinto, grande difensore dei diritti dell’uomo e della democrazia, ha condotto il Parlamento europeo da uomo politico attento e di compromesso. Arrivato alla Presidenza del Parlamento Europeo agli inizi della crisi finanziaria ed economica, ricordiamo di lui, in particolare, l’impegno e il negoziato con il Presidente ceco, Vaclav Klaus, per convincerlo ad apporre l’ultima firma al Trattato di Lisbona e permettere la sua entrata in vigore.
L’ultima sessione è stata quindi occasione di rendere omaggio al Presidente uscente ed inaugurare la Presidenza della seconda parte della legislatura del Parlamento europeo. Una Presidenza che avrà senz’altro un profilo diverso e che dovrà continuare ad affrontare uno dei momenti più complessi della recente storia dell’Europa.