L’Unione Europea ha sospeso ogni forma di cooperazione con il governo del Niger in seguito al colpo di Stato dei giorni scorsi nel quale è stato deposto il presidente democraticamente eletto Mohamed Bazoum. Al posto del Presidente Bazoum si è instaurato un nuovo leader: il
generale Abdourahmane Tchiani, già capo della Guardia presidenziale. L’alto rappresentate dell’Unione Europea per gli affari esteri Josep Borrell ha decretato la “sospensione immediata degli aiuti economici”, affermando che l’unione Europea non riconoscerà i leader
del colpo di Stato, che ha definito “inaccettabile”. Anche il segretario di stato americano Anthony Blinken ha minacciato la sospensione degli aiuti se il governo del presidente Bazoum non venga reinstallato.
La situazione nel Paese rimane comunque confusa e volatile: centinaia di sostenitori del golpe si sono radunati davanti all’ambasciata francese nel paese, cercando di forzarne gli ingressi. I manifestati portavano manifesti pro-Russia e antioccidentali (“Vive Poutine, A bas
la France”). In Africa Occidentale si fa sempre più strada un antioccidentalismo che ha le sue radici nelle ferite del colonialismo, in particolare nei confronti della Francia.
Il Niger era rimasto uno dei pochi paesi dell’area ancora governati da un presidente vicino ai governi occidentali, e per questo era considerato una sorta di “ultima speranza” dell’Occidente per il contrasto al jihadismo in quella parte del continente. Così come in Mali e in Burkina Faso il golpe in Niger ha portato al potere leader antioccidentali e apertamente pro-Russia. Dal 2014, ossia da quando la Russia è sotto sanzioni a causa della sua occupazione della Crimea, Mosca è infatti rientrata prepotentemente nello scacchiere africano. La Russia, pur non essendo un partner commerciale importante per la maggioranza dei paesi africani, sta diventando un partner militare e industriale strategico. Dal punto di vista militare, Mosca fornisce all’Africa il 49% delle sue armi, interviene con società di mercenari controllate dal Cremlino in conflitti interni, garantisce formazione nel settore della difesa, compreso in quello delle tecnologie e dell’intelligence, così contribuendo al mantenimento di regimi instabili e anti- democratici come il Sudan, la Repubblica Centrafricana, o il Mali.
Per saperne di più: Niger: Déclaration du Haut représentant Josep Borrell sur les derniers développements