Gli sfollati nel mondo, i più invisibili fra i rifugiati

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L’estate, per chi se lo puo’ permettere,  è spesso sinonimo di vacanza e di meritato riposo. Non è cosi’ per molte altre persone, vicine o lontane dalle nostre frontiere, per le quali non esistono periodi di tregua, ma solo il tempo dell’angoscia e della fuga dalle proprie case.

E’ quello che ci riporta il recente rapporto del Centro di monitoraggio per le persone sfollate (IDMC – Internal Displacement Monitoring Centre) che sorveglia da anni l’aumento delle persone costrette a fuggire all’interno del loro stesso Paese. A differenza infatti dei rifugiati, gli sfollati interni non attraversano frontiere o confini internazionali riconosciuti, ma rimangono all’interno del loro Paese d’origine. Persone invisibili agli occhi della comunità internazionale, abituata a vedere le tragedie dei barconi carichi di rifugiati che cercano, fra mille pericoli, di raggiungere le coste della nostra Europa.

Il rapporto mette in evidenza come il 2022 sia stato un anno in cui il numero di sfollati abbia raggiunto livelli record, dovuti in particolare a gravi calamità naturali e cambiamenti climatici, a mancanza di accesso ai servizi sanitari di base e, soipprattutto a guerre e conflitti. Nel 2022, nel mondo sono stati infatti circa 71 milioni, di cui 31,7 milioni solo nell’Africa sub-sahariana, numeri in costante aumento da anni a questa parte. I numeri infatti del 2022 superano del 20 per cento quelli del 2021. Di questi circa 63 milioni sono sfollati a causa di conflitti, mentre più di otto milioni a causa di disastri naturali.

Nel  2022 il Paese che ha registrato il più alto numero di sfollati interni è stata l’Ucraina con circa 17 milioni di persone, mentre nell’Africa subsahariana cinque sono i Paesi con i numeri più alti di sfollati : Repubblica Democratica del Congo, Etiopia, Nigeria, Somalia e Sudan. Questi cinque Paesi, insieme contano più di 16 milioni di sfollati, di cui più  della metà per ragioni di guerra e conflitti e il resto per ragioni climatiche  e di forte e prolungata siccità. Ragioni che si intrecciano sempre più con l’insicurezza alimentare, generata appunto dai conflitti e dalle condizioni climatiche.

Il rapporto indica molti esempi di spostamementi, fra i quali anche il fenomeno degli spostamenti continui, ovvero persone che fuggono varie volte e sempre alla ricerca di un posto sicuro in cui sopravvivere. Nel Corno d’Africa, ad esempio, la costante siccità ha provocato più di due milioni di sfollati, di cui un milione nella sola Somalia.

Il tema degli spostamenti delle popolazioni dovute all’insicurezza alimentare è stato al centro del secondo Vertice della Banca africana per lo Sviluppo che si è tenuto a Dakar nello scorso mese di gennaio. Tema :”Nutrire l’Africa” o come l’Africa potrebbe diventare autosufficiente in campo alimentare. Al riguardo il Vertice ha messo in luce tutte le contraddizioni della situazione africana, puntando in particolare il dito su alcuni dati : il 60 % delle terre coltivabili non viene sfruttato ; l’Africa conta un terzo delle persone che nel mondo soffrono la fame (250 milioni di persone, numero in costante aumento) ; l’Africa spende circa 70 miliardi di dollari all’anno per le importazioni di 100 milioni di tonnellate di cibo ; l’Africa perde circa il 40% dei suoi raccolti ogni anno a causa della mancanza di adeguate infrastrutture di stoccaggio e conservazione.

Sono numeri che non necessitano di commenti se non quello dell’amara constatazione di un Continente di grandi ricchezze naturali e potenzialità, ma dove vivono le persone più povere al mondo.

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