Le guerre senza pace in un mondo fuori controllo

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Due guerre devastanti stanno infiammando i confini dell’Europa. Le date precise, 22 febbraio 2022 per Russia e Ucraina e 7 ottobre 2023 per Israele e Palestina, sono solo le ultime tappe sanguinose di più vecchi conflitti iniziati ben prima. 

Nei mesi più recenti e con l’arrivo di Donald Trump alla Presidenza degli Stati Uniti, si erano accese alcune speranze di tregua o cessate il fuoco, anche se l’atteggiamento del Presidente non lasciava presagire spazi adeguati a paci giuste, rispettose del diritto internazionale e negoziate sotto l’egida delle Istituzioni internazionali.

Falliti, per quanto riguarda l’Ucraina, tutti i tentativi di mediazione, da quello della Turchia, iniziato già all’indomani dell’invasione russa in Ucraina e unico Paese, ad oggi, la cui diplomazia sia riuscita a mettere attorno al tavolo rappresentanti dei due Paesi, ai vari tentativi del Vaticano e con la recente offerta di mediazione di Papa Leone XIV respinta da Putin ; dalla Cina che nel 2023 propose un piano di pace in dodici punti, visibilmente sbilanciato a favore della Russia e da allora in ambigua e apparentemente silenziosa posizione diplomatica fino al recente Vertice dell’Organizzazione per la Cooperazione di Shanghai (SCO). 

Con l’arrivo di Trump alla Casa Bianca e tutte le incertezze sui grandi scenari di politica estera che il Presidente sventolava con inaudita superficialità, disinvoltura e onnipotenza, gli Stati Uniti si sono impadroniti di un ipotetico negoziato di pace, iniziando col mettere in scena umilianti incontri con l’Ucraina, dialoghi sprezzanti con l’Europa decisa, in gran parte, a sostenere Kiev, fino al patetico incontro fra Trump e Putin ad Anchorage, in Alaska, nello scorso agosto. Un incontro dove Putin è stato accolto con tutti gli onori di casa, con promesse da parte russa di dialogo fra le due parti in guerra, ma anche con pesanti rinunce americane alle premesse di un accordo di cessate il fuoco. 

E poi, più nulla, nessun seguito da parte russa in termini diplomatici, ma una risposta militare sull’Ucraina sempre più intensa e violenta. La pagina seguente è stata scritta nel Vertice SCO in Cina, dove sono stati delineati i contorni di un nuovo ordine mondiale diverso da quello rappresentato dall’Occidente e dove Putin, in qualità di ospite d’onore, e di fronte ad una vasta platea di leader mondiali, ha rivendicato le ragioni della sua guerra, imputabili all’Occidente, iniziata già nel 2014 con l’annessione della Crimea.

L’altra guerra, quella fra Israele e Hamas, fra Israele e i Palestinesi, sta toccando a Gaza un indicibile orrore. Con lo sciagurato attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, il conflitto israelo palestinese è entrato in uno dei periodi più bui e violenti della sua lunga storia. La risposta di Israele all’attacco di Hamas ha superato i confini israeliani e palestinesi, ha coinvolto l’Iran e i Paesi della regione vicini a Teheran e sta cambiando il profilo e i rapporti di forza di tutto il Medio Oriente. Ad oggi, Israele gode del sostegno incondizionato degli Stati Uniti, mentre l’Europa brilla, purtroppo, per il suo complice silenzio. 

Anche in questa guerra, Trump vorrebbe essere il protagonista della pace, coprendo e sostenendo lo sconvolgente progetto di occupazione dell’intera Striscia di Gaza da parte di Israele, di divisione e annessione della Cisgiordania, dell’uso dell’aiuto alimentare come arma di guerra contro la popolazione di Gaza e proponendo un progetto di ricostruzione che implica lo spostamento “altrove” di una popolazione di quasi due milioni di abitanti ormai allo stremo. Fra l’intensificarsi dei bombardamenti e le macerie, l’evacuazione di Gaza City è tragicamente in corso. 

In questo contesto, lunedì scorso, il tentativo da parte di Trump di imporre un cessate il fuoco, basato sulla liberazione degli ostaggi israeliani da parte di Hamas e la liberazione di prigionieri palestinesi da parte di Israele, si è scontrato con l’attentato terroristico perpetrato a Gerusalemme, compromettendo ulteriormente la possibilità di portare ad un ipotetico tavolo dei negoziati Israele e Hamas.

Nel frattempo, si sono mobilitati i cittadini della comunità internazionale che vogliono far sentire la loro voce per fermare il tentativo di genocidio in corso nella Striscia di Gaza, mentre altri Paesi si stanno preparando a riconoscere lo Stato di Palestina in occasione della prossima Assemblea generale dell’ONU, prevista per il 23 settembre prossimo.

Ma le due guerre non danno segni di prospettive di cessate il fuoco e tanto meno di pace, mentre il mondo sta velocemente cambiando senza darsi gli strumenti di diritto internazionale necessari alla garanzia di una convivenza pacifica fra le popolazioni.

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