La Serbia ottiene lo statuto di Paese candidato all’adesione UE

1124

È passata un po’ inosservata la decisione del Consiglio europeo dell’1 e 2 marzo scorso di conferire alla Serbia lo statuto di candidato all’adesione all’Unione Europea. Dopo due anni dalla presentazione della candidatura, la decisione presa all’unanimità, ha premiato, secondo Bruxelles,  gli sforzi fatti da Belgrado per una riconciliazione con il Kossovo e per l’arresto di Ratko Mladic.

Non è stata una decisione facile, soprattutto per le perplessità di alcuni paesi. L’ultimo dubbio veniva dalla Romania, preoccupata soprattutto dei diritti della minoranza romena presente in Serbia  e stimata a circa 30.000 persone.

La soddisfazione del Presidente serbo Boris Tadic era evidente. Dalla sua elezione nel 2004, Tadic si era fissato l’obiettivo di avvicinare il suo Paese all’Europa e di portarlo, non senza difficoltà, alle porte dell’adesione. Ciò presupponeva non solo un percorso democratico, un ravvicinamento alla legislazione comunitaria e il rispetto dei diritti fondamentali e delle minoranze, ma anche un progresso nelle relazioni bilaterali con il Kossovo.

Ricordiamo infatti che solo tredici anni fa la Serbia era sotto i bombardamenti della NATO per la guerra in Kossovo. Quest’ultimo ha proclamato la sua indipendenza nel 2008, indipendenza che Belgrado non ha mai accettato di riconoscere. Tuttavia, sotto gli auspici di Bruxelles, il dialogo tra Pristina e Belgrado ha fatto passi avanti e, si spera, possano giungere ad una riconciliazione in un prossimo futuro.

Ora, la Serbia dovrà attendere l’apertura ufficiale dei negoziati che, come ogni nuova adesione, hanno tempi lunghi. Una previsione ottimista farebbe sperare alla Serbia un ingresso nell’Unione Europea intorno al 2020.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here