L’Europa incontra l’Asia

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Si è svolto a Pechino nei giorni 24-25 ottobre il settimo Vertice dell’ASEM (Asia Europe Meeting), che ha riunito i 27 Stati membri dell’UE e 16 Paesi asiatici (Cina, India, Giappone, Mongolia, Pakistan, Corea del Sud, Brunei, Cambogia, Indonesia, Laos, Malesia, Birmania, Filippine, Singapore, Tailandia e Vietnam). Il Vertice, che si riunisce ogni due anni, è il principale forum multilaterale di comunicazione fra l’Europa e l’Asia e per la prima volta ha visto la partecipazione di 5 nuovi Paesi: India, Pakistan, Mongolia, Romania e Bulgaria. Per questo si è trattato di un incontro importante, perchà© ha riunito la quasi totalità   dell’Asia e dell’Europa, cioè in termini quantitativi la metà   del PIL mondiale, il 60% dell’umanità   e il 60% del commercio globale.
L’ASEM, nato nel 1996 su iniziativa della Francia e di Singapore, è progressivamente diventato il contesto in cui temi globali iscritti sull’agenda politica internazionale vengono affrontati con l’obiettivo di definire una base comune di consenso. Il tema centrale di questo Vertice, presieduto dalla Cina, è stato definito «Visione ed azione – verso soluzioni vincenti».
I capi di Stato e di governo sono così stati chiamati a discutere delle principali sfide globali delle due regioni: pace e stabilità   internazionale, sviluppo sostenibile, cambiamenti climatici, sicurezza energetica e alimentare, commercio, lotta al terrorismo e diritti dell’uomo. Temi di grande portata, inevitabilmente discussi anche alla luce della crisi finanziaria in corso e degli interrogativi che questa solleva per il futuro dell’economia mondiale.
Anche se i rapporti fra Europa e Asia si sono sostanzialmente intensificati in questi ultimi anni, soprattutto per quanto riguarda gli scambi commerciali che sono aumentati del 60% dal 2000 al 2007 e rappresentano un terzo delle importazioni europee, tanti sono oggi i punti di divergenza e di distanza fra il Vecchio Continente e un’Asia economicamente e demograficamente emergente.
Solo la Cina rappresenta un miliardo e 300 milioni di persone, con una crescita economica annuale di circa il 10% e balzata al quarto posto delle potenze economiche mondiali. L’India, ritenuta la più grande democrazia del pianeta, è un Paese con oltre un miliardo di persone, una crescita media annua del 6% e una prospettiva di età   media nel 2020 di 29 anni contro i 45 dell’UE. Potrà   quindi contare su una moltitudine di giovani competenti e qualificati soprattutto nel settore delle tecnologie dell’informazione, settore in cui eccelle e che rappresenta già   il 44% del mercato mondiale.
Ma se il dialogo e la cooperazione fra Europa e Asia mette a confronto dinamismi e regole diversi per lo sviluppo economico e sociale e la redistribuzione della ricchezza, il nodo centrale delle relazioni dovrebbe mettere in evidenza gli aspetti più preoccupanti di questa crescita accelerata, in particolare per quanto riguarda il rispetto dei diritti dell’uomo, dei diritti dei lavoratori, ma anche degli impegni di tutti sui temi dei cambiamenti climatici e dell’accesso alle risorse energetiche. Purtroppo, e non solo in Cina, non si possono ignorare le torture e le persecuzioni, i prigionieri politici e la facilità   con cui è praticata la pena di morte o con cui si reprime la libertà   d’espressione e di culto. Non si possono ignorare le condizioni di lavoro di milioni di lavoratori, con salari bassissimi e senza diritti sindacali. Non si puಠfingere di non vedere il degrado ambientale e l’indifferenza verso l’inquinamento. La Cina ha, con buone intenzioni, firmato il Protocollo di Kyoto, ma nello stesso tempo non vuole proprio saperne di impegni quantitativi per i Paesi emergenti.
Tutti questi aspetti sono perಠoscurati dalla preoccupazione per la crisi finanziaria in corso e dalle misure da prendere. La Cina ha annunciato per la prima volta in cinque anni un rallentamento della crescita, in Giappone la borsa è in caduta libera e ha appena assunto la carica il quinto primo ministro in sette anni, mentre l’India è alle prese con le polemiche per gli 80 milioni di dollari spesi per la sua prima missione scientifica sulla Luna a fronte di milioni di suoi cittadini in condizioni di estrema povertà  . Anche l’Europa, tra l’altro, sta vivendo un difficile momento economico-finanziario e, di conseguenza, sociale.
Ma il dialogo e la cooperazione sono necessari e i Vertici sono soprattutto fatti per questo. A condizione che si parli anche degli aspetti meno gradevoli. E in proposito, il Parlamento europeo ha già   mandato un segnale incoraggiante: ha deciso di assegnare il premio Sackharov per la libertà   di pensiero a Hu Jia, un militante cinese. Il presidente dell’Europarlamento, subito dopo l’annuncio, ha ricordato come questo premio costituisca un segnale politico forte di difesa di tutti i cinesi che si battono per il riconoscimento dei diritti dell’uomo.

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