Julia Tymoshenko fra Russia e Europa

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Julia Tymoshenko è in prigione dall’ottobre 2011 e la sua condanna a 7 anni di reclusione ha segnato in questi ultimi mesi anche le relazioni tra l’Unione Europea e l’Ucraina.  La recente denuncia di gravi maltrattamenti in carcere e l’inizio dello sciopero della fame hanno sollevato nuove inquietudini, tanto da spingere molti Paesi, Germania in testa, ad interrogarsi sulle loro presenze ai prossimi Campionati europei di calcio che dovrebbero, appunto, svolgersi in Polonia e in Ucraina nel mese di giugno.

Accusata di abuso di potere in occasione della firma di un accordo sul gas con la Russia, giudicato pregiudizievole all’Ucraina, Julia Tymoshenko è protagonista sulla scena politica ucraina fin dall’inizio della Rivoluzione arancione nel 2004. Una Rivoluzione che parlava di democrazia, di diritti e di avvicinamento all’Europa, ma che si è progressivamente esaurita per le forti tensioni fra i suoi leader e con l’elezione alla Presidenza dell’Ucraina, nel gennaio 2010, di Victor Janukovitch. Uomo considerato più vicino alla Russia che all’Europa, Janukovitch non ha infatti mai dimenticato quelle elezioni del 2004, quando sotto la spinta delle proteste della Rivoluzione arancione, la sua vittoria venne annullata e un terzo turno conferì la Presidenza a Victor Yushenko.

Oggi, Janukovitch è di nuovo Presidente. La sua elezione prima e la situazione di detenzione oggi di Julia Timoscenko hanno soprattutto rimesso in primo piano le difficoltà maturate dall’Ucraina nelle sue relazioni con la Russia da una parte e con l’Europa dall’altra.  I negoziati per la conclusione di un Accordo di associazione e di libero scambio con l’Unione Europea, primo vero passo dell’Ucraina verso l’Europa, sono stati infatti condizionati, in questi ultimi mesi, dalla tenuta di un processo equo e trasparente per Julia Tymoshenko. L’Accordo, siglato alla fine del mese di marzo a Bruxelles, è ora sottoposto a ratifica da parte degli Stati membri. L’aspetto commerciale dell’Accordo non è da poco e copre tutti i settori di scambi bilaterali: commercio di beni, servizi, agricoltura, investimenti, libera circolazione dei capitali e, in casi limitati, di persone. Ma, alcuni Stati membri  hanno già fatto sapere che non ratificheranno l’Accordo se non ci saranno chiare garanzie sullo Stato di diritto. Il Ministro tedesco degli Affari esteri, Guido Westerwelle, rispondendo ad una intervista sulle condizioni di Julia Tymoschenko ha dichiarato : ”Il Governo ucraino deve sapere che la strada verso l’Europa passa attraverso un ponte che si basa su due pilastri: la democrazia e lo Stato di diritto”.

Dall’altra parte la Russia e soprattutto le necessarie forniture di gas per lo sviluppo economico dell’Ucraina, da sempre condizionate alla prospettiva di rapporti privilegiati o di un’alleanza con la Russia stessa, attraverso l’adesione all’Unione doganale Russia, Bielorussia, Kazakistan. L’Ucraina è fortemente dipendente dal gas russo e i negoziati per definire il prezzo, il trasporto o i tracciati dei gasdotti sono costantemente oggetto di forti tensioni fra i due Paesi, come dimostra l’ennesimo e recente braccio di ferro del gennaio scorso. A questo si aggiunge il fatto che l’80% del gas acquistato dall’Unione Europea alla Russia transita attraverso questo Paese.

E non è bastato ad attenuare le tensioni, il fatto che Kiev abbia concesso alla flotta russa, nell’aprile 2010, di rimanere in Crimea e nel Mar Nero fino al 2042. Tornano in mente, al riguardo, le parole del vecchio Lenin «Perdere l’Ucraina, significa perdere la testa..»

Una situazione complessa, che pone l’Ucraina al centro delle relazioni fra Est e Ovest, fra Russia e Europa e ad un bivio politico e geostrategico, oggi rappresentato anche dalle condizioni di detenzione di Julia Tymoschenko: o i diritti dell’uomo con l’Europa o i privilegi nelle forniture di gas con la Russia.

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