Italia e Europa al centro

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La contesa esplosa all’interno del Parlamento italiano tra sostenitori e oppositori del governo Conte 2, si è saldata ad oggi con una crisi di governo dall’esito incerto. Da una parte una maggioranza non proprio coesa, con all’interno una componente che ha giocato d’azzardo indebolendola più del sopportabile, costringendo il Presidente del Consiglio alle dimissioni. Dall’altra un’opposizione, presunta coesa, che in realtà esprime orientamenti diversi tra chi vorrebbe precipitare la crisi verso le elezioni, ma anche qui con modalità diverse, e chi invoca un governo di unità nazionale, anche per non pagare pegno in caso di elezioni anticipate.

Alla fine, per ora, un sostanziale pareggio tra le due non-squadre e, come accade in questi casi, si fischia l’intervallo di crisi e si rimette la palla al centro.

Un centro che potrebbe avere tre profili diversi: politico, istituzionale ed europeo, ognuno declinato secondo le sua caratteristiche proprie, in primi due nello spazio nazionale, l’ultimo in aree di confine.

Lo sguardo al centro dello schieramento politico italiano tenta di fare leva  sulla contiguità possibile delle componenti europeiste in Parlamento con una prosecuzione e un rafforzamento dell’esperienza del governo dimissionario, esito coerentemente ostacolato dalle forze nazional-populiste della destra che preferiscono sentire il fischio finale della partita piuttosto che restare in panchina a logorarsi a vicenda.

In questa nebbia, una luce: quella del centro istituzionale, la Presidenza della Repubblica cui la patata bollente della crisi è stata affidata e alla quale guarda con speranza non solo la maggioranza degli italiani ma anche quella delle cancellerie europee. Una figura, quella di Sergio Mattarella, apprezzata per la sua saggezza, ma anche per le sue solide convinzioni europeiste e, pur nella dovuta discrezione del Quirinale, tenace sostenitore di un ravvicinamento della politica italiana all’alveo europeo, già largamente premiato dalle generose risorse messe a disposizione dal Recovery fund con la straordinaria dotazione per l’Italia di 209 miliardi di euro.

Ma c’è un altro centro, naturale perno per l’Italia, fuori dei nostri angusti confini: è quello che fa riferimento all’Unione Europea, una straordinaria avventura di cui siamo stati a lungo protagonisti, poi marginali per rientrare in gioco ultimamente grazie anche alla “moral suasion” di Sergio Mattarella.

Si tratta di un perno che non consiste soltanto nell’ingente dotazione accordata dall’UE all’Italia: molto di più è rappresentato dalla necessità di essere ancorati al continente per non andare a una deriva non solo economica ma anche politica e dalla prospettiva che si potrebbe costruire una nuova alleanza tra Paesi fondatori, a fianco del motore franco-tedesco, adesso che l’UE si è liberata con Brexit dalla zavorra britannica.

In un mondo che con Joe Biden alla Casa Bianca, la Cina in netta progressione economica e politica, la Russia determinata a tornare nel gioco mondiale nonostante le sue gravi difficoltà interne e la Turchia in cerca di un riposizionamento nell’area mediterranea e mediorientale, l’Unione Europea ha l’occasione di riconquistare ruolo e inserirsi in una partita che l’ha vista finora seduta in panchina. Per riuscirci c’è bisogno anche di un’Italia politicamente affidabile ed economicamente risanata, così come c’è bisogno di un nuovo patto europeo, il vero centro delle vicende politiche anche nazionali di questi giorni.

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