Tutti i colori dell’Europa

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L’Europa assomiglia a una tavolozza, con un’ampia gamma di colori, alcuni per disegnarne le caratteristiche fisiche, altri quelle politiche e altri ancora, di questi tempi, per indicarne le condizioni sanitarie. Tutti colori che sarebbe bello poter far convergere un giorno nell’azzurro della bandiera con le sue dodici stelle a ricordarci che siamo popoli al plurale, “uniti nella diversità”. 

Nell’attesa di quel giorno lasciamo sfilare i colori che delineano la salute dei Paesi e delle regioni d’Europa, senza dimenticare di tenere d’occhio quelli che colorano la mappa politica dell’UE.

A disegnare i colori in questi giorni è soprattutto la pandemia che ha colpito, anche se in modo diseguale e differenziato nel tempo, tutti i Paesi UE, formando una mappa di colori per indicare le regioni di maggiore o minore contagiosità del Covid 19.

Si tratta di colori decisi da ogni singolo governo, con problematiche intese con le Regioni (vale per l’Italia, ma anche per la Germania, tra gli altri) e con successivi adattamenti nel tempo a seconda dell’evoluzione del virus. Come dire che quella tavolozza non è in mano a un solo artista in un momento circoscritto, con la conseguenza che il quadro abbozzato lascia perplessi sul paesaggio rappresentato.

Anche più difficile nell’Unione Europea leggere i colori della mappa politica: ogni Paese, presunto sovrano, sceglie liberamente i suoi colori con gran dispendio di tonalità differenti e coalizioni di governo di colori diversi e spesso mutanti.

Per limitarci alla politica europea, quale espressa in seno al Parlamento di Strasburgo dopo le elezioni del maggio scorso, i colori prevalenti sono stati quelli dell’arcobaleno che designano la maggioranza europeista nella quale confluiscono, salvo puntuali ripensamenti, le forze del Partito popolare europeo (PPE), dei Socialisti e Democratici (R&S), dei liberal-democratici di Renew Europe e dei Verdi. E poiché la nuova presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, è espressione di questa maggioranza si è semplificato chiamandola “coalizione Ursula”.

Di questa “maggioranza Ursula”, o arcobaleno, si parla in questi giorni anche in Italia per un futuro governo, chi invocandola, chi temendola, chi ritenendola priva di prospettiva. Qualcuno anche  dimenticando che non sarebbe una invenzione totale: già ha funzionato nel luglio scorso quando Ursula von der Leyen ottenne il voto favorevole, oltre che dei Popolari, dei Socialisti e dei Liberali, anche degli europarlamentari del Movimento Cinque stelle, voto che contribuì alla svolta politica nazionale con il passaggio in Italia dal governo giallo-verde di Conte a quello giallo-rosso, ancora con Conte alla guida. 

Richiamare l’arcobaleno politico europeo è una prospettiva stimolante, ma forse prematura viste le tensioni politiche italiane, che tutto possono fare venire in mente piuttosto che un arcobaleno di pace in un Parlamento dove sembra di assistere a una guerra di tutti contro tutti. Eppure si tratta di un orizzonte verso cui avrebbe senso incamminarsi, perché è proprio nella disponibilità a tenere l’Italia nel progetto europeo, in un momento in cui potrebbe fuoruscirne o restarci ai margini, che le forze che furono alleate a Strasburgo potrebbero tornare ad esserlo anche in Italia. 

Certo il problema è che non si diventa europeisti da un giorno all’altro, soprattutto se si è stati nel governo giallo-verde, si rifiuta l’accesso al MES e si apre alla Cina fuori da un’intesa europea, dopo aver strizzato l’occhio a Trump. Ma non è neanche troppo tardi per provarci e il momento è adesso. 

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