Il referendum sulla cittadinanza in Italia riguarda da vicino i figli di immigrati, ma allo stesso tempo le proposte da esso avanzate avrebbero un forte impatto anche sul tessuto economico e sociale del Paese. Attualmente, infatti, in Italia vige una legge fondamentalmente basata sullo ius sanguinis (“diritto di sangue”): si diventa cittadini italiani se si nasce da genitori italiani. Tuttavia, questo sistema è stato oggetto di dibattito, portando alla richiesta di modifiche per includere forme come lo ius soli e lo ius culturae.
Il principio dello ius soli prevede che una persona possa acquisire la cittadinanza in base al luogo di nascita. La versione proposta in Italia, spesso definita “ius soli temperato”, limiterebbe questa possibilità a bambini nati in Italia da genitori stranieri che risiedono legalmente e stabilmente nel paese. Chi sostiene questa proposta ritiene che essa favorisca l’inclusione e l’integrazione sociale delle famiglie straniere, tuttavia alcuni temono che potrebbe incentivare i flussi migratori irregolari o il cosiddetto “turismo delle nascite”.
Lo ius culturae, invece, è un’altra proposta di riforma che prevede la cittadinanza per i bambini nati o arrivati in Italia in giovane età, che abbiano completato un ciclo scolastico o formativo nel Paese. Esso si basa sull’idea che la cittadinanza dovrebbe essere legata non solo al luogo di nascita, ma anche alla formazione culturale e sociale. Tuttavia, alcuni sostengono che lo ius culturae potrebbe essere di difficile gestione.
Il referendum sulla cittadinanza è stato proposto da vari movimenti e forze politiche come mezzo per dare voce alla popolazione sulla riforma delle leggi sulla cittadinanza. Il tema, infatti, si lega strettamente alla questione della gestione dei flussi migratori e della sicurezza, fortemente polarizzanti. Il quesito propone di dimezzare da 10 a 5 anni di residenza legale continuativa il termine dopo il quale i cittadini stranieri possono ottenere la cittadinanza italiana, allineando il Paese con diversi altri Stati membri dell’UE.
La strada per arrivare a un referendum su una materia così delicata e costituzionalmente protetta è complessa e ricca di passaggi: al momento, l’obiettivo di raccolta di 500.000 firme è stato raggiunto in anticipo sulla scadenza, ma l’invito di APICE è di continuare a promuovere iniziative con la società civile e le scuole per alimentare un dibattito su una scelta di civiltà centrale per il futuro della democrazia. Per APICE questo sarà un costante esercizio di cittadinanza attiva con l’obiettivo di mettere al sicuro diritti e doveri di tutti.
I prossimi passaggi prevedono la verifica delle firme da parte della Cassazione (dicembre 2024) e, se queste ultime risulteranno in regola, la verifica del quesito da parte della Corte Costituzionale (febbraio 2025). Una volta superati questi due passaggi, si voterà al referendum tra il 15 aprile e il 15 giugno 2025, ma il voto sarà valido solo se si recherà alle urne almeno il 50% degli aventi diritto.
Per maggiori informazioni sul referendum: https://referendumcittadinanza.it/