I muri che non crollano

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Data importante questo ultimo 9 novembre in cui si sono celebrati i trent’anni dalla caduta del muro di Berlino. Un giorno segna una svolta importante per la nostra recente storia: si riuniscono la Germania e l’Europa, si mette fine alla Guerra fredda e il mondo occidentale, sicuro della sua vittoria ideologica fondata sulla democrazia liberale e l’economia di mercato, si avvia a scrivere una nuova pagina di storia. A trent’anni dalla caduta del muro, molti sono tuttavia gli interrogativi e le analisi che si possono fare sulle ricadute di un tale evento e su come il mondo abbia riposizionato e ricostruito le relazioni internazionali nella prospettiva della pace o del conflitto, sia in ambito politico, economico e militare.

Ma, questa ricorrenza, proprio per la sua importanza storica, porta inevitabilmente anche ad un’altra riflessione : ma quanti muri sono stati elevati nel mondo e quanti ancora resistono nella loro funzione di divisione, di protezione dalla paura dell’altro, di chiusura di fronte ad alternative di dialogo e di volontà di affrontare le vere sfide di un mondo globalizzato e sempre più in preda ad esigenze sovraniste ed identitarie? 

Guardando all’Europa, il primo muro, quasi dimenticato, che resiste negli anni è quello che dal 1974  divide l’Isola di Cipro lungo una “linea verde” di 180 kilometri. A Sud la Cipro riconosciuta dalla comunità internazionale, a Nord la parte più isolata e appoggiata dal Governo turco. La capitale Nicosia sembra tuttora una città da dove sia appena passata la guerra : la linea verde è fatta di filo spinato, di blocchi di cemento, di rovine, di garitte e di militari che sorvegliano imbracciando armi da guerra. Le due parti dell’Isola non comunicano, servono passaporti e permessi speciali per passare da una parte all’altra. Solo alcuni sporadici graffiti rivelano un timido desiderio di libertà, una libertà che per il momento la tenacia di quel muro, non consente. 

Fuori dai confini dell’Europa, in Medio Oriente, la linea di separazione fra Israele e Cisgiordania è un doloroso esempio dell’impotenza ad immaginare una pacifica coesistenza fra due popoli. Dal 2002, Israele  ha cominciato a costruire una vero e proprio muro di separazione lungo circa 700 kilometri e già realizzato per oltre due terzi. Il muro è quasi interamente costruito sulle terre palestinesi ed ha effetti disastrosi sulla vita della popolazione. Ma non è il solo muro che divide israeliani e palestinesi : la stampa israeliana informa della prossima costruzione di un muro nei pressi della frontiera settentrionale di Gaza, per proteggere le comunità di Sderot e Yad Mordechai. Sarà un muro lungo nove chilometri e alto sei metri.

Sempre oltre i confini dell’Europa, è il muro fra Stati Uniti e Messico voluto dal Presidente Trump per fermare il flusso di migranti dall’America centrale che ha segnato l’attualità di questi ultimi mesi al riguardo. Trump ha fatto leva sulle paure degli americani, su crisi umanitarie al confine, su questioni di sicurezza interna, su un’equazione fra immigrazione e crimine per giustificare un’impresa dai costi enormi e per farne il simbolo della sua Presidenza.

Il tema dell’immigrazione e dei muri ci riporta purtroppo di nuovo in Europa e soprattutto in quella parte di Europa centrale e orientale dove, a partire dal 2012, con l’intensificarsi dei flussi migratori sono nati  un po’ ovunque barriere e fili spinati sui confini dei vari Paesi. Si inizia con la barriera di filo spinato fra Grecia e Turchia, seguita nel 2013 con il muro di 200 chilometri che separa la Bulgaria dalla Turchia. Nel 2015 nascono altri muri ai confini dell’Ungheria, dell’Austria e della Slovenia. L’Ungheria è diventata il simbolo dell’Europa dei muri : 150 chilometri al confine con la Serbia, 300 chilometri al confine con la Croazia. Sono muri della paura dell’altro, del rifiuto di guardare oltre le proprie frontiere, del non voler vedere in faccia il futuro e le sfide inevitabili che ben si intravedono all’orizzonte.  

Sono i muri di oggi, muri in Europa che, insieme, corrono per più di mille chilometri e sono lunghi sei volte il muro di Berlino. Senza contare quei muri invisibili, quei porti chiusi affacciati sul Mediterraneo che rivelano quanto difficile sia accogliere e permettere di attrarversare le frontiere alla ricerca di una vita migliore.

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