FRA: rafforzare la tutela dei diritti fondamentali

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«In questi tempi economicamente difficili, l’UE deve garantire più che mai che non si facciano passi indietro nell’ambito della tutela dei diritti fondamentali» sottolinea nel suo Rapporto 2010 l’Agenzia Europea per i Diritti Fondamentali (FRA).
Dall’analisi svolta nel corso del 2009 emerge infatti come i vari meccanismi di tutela garantiti sulla carta non funzionino ancora del tutto nella pratica. Così, ad esempio, numerosi minori non accompagnati richiedenti asilo scompaiono nel corso dell’esame del loro caso; le persone LGBT (lesbiche, gay, bisessuali e transgender) sono vittime di discriminazioni nella vita quotidiana, ad esempio sul luogo di lavoro o in luoghi pubblici; per molti immigranti e minoranze che vivono nell’UE il razzismo continua a essere una componente della vita quotidiana, mentre nella maggior parte degli Stati membri dell’UE non esistono archivi ufficiali per i crimini a sfondo razzista.
I Paesi dell’UE, osserva il Rapporto della FRA, devono garantire che gli organismi istituiti per tutelare e promuovere i diritti fondamentali siano realmente in grado di svolgere effettivamente la propria funzione facendo così diventare tali diritti una realtà   per chiunque nell’UE. Nella pratica, invece, secondo l’Agenzia molti organismi paritari, istituzioni nazionali per i diritti umani e autorità   per la protezione dei dati hanno scarsità   di risorse, non sono abbastanza indipendenti e spesso hanno mandati molto deboli.
Il Rapporto 2010 contiene poi alcuni esempi di buone prassi che gli Stati membri possono consolidare per migliorare la tutela dei diritti fondamentali. In Scozia (Regno Unito) delle modifiche legislative hanno fatto sì che se si commette un illecito a seguito di un pregiudizio basato sull’orientamento sessuale di una persona o sulla sua identità   transgender la sentenza deve tenerne conto: si tratta del primo provvedimento europeo che affronta specificamente i reati di odio contro i transgender. Un altro esempio è quello dell’Ungheria, dov’è stato annunciato nel 2009 un piano per offrire 200 posti nella pubblica amministrazione ad esperti di origine rom (ma bisognerà   vedere se sarà   confermato dal nuovo governo insediatosi nel maggio scorso).
Il direttore della FRA, Morten Kjaerum, ha ricordato che «per un cittadino su due dell’UE la tutela dei diritti fondamentali è il valore più importante da difendere» e che «il Trattato di Lisbona apre la strada a un iter legislativo più orientato ai diritti fondamentali». Non resta dunque che chiedere impegni concreti ai governi e alle autorità   degli Stati membri dell’UE.

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