Nell’UE la differenza economica tra i 27 Stati membri resta notevole, dal momento che il Prodotto Interno Lordo (PIL) pro capite del Paese più ricco, il Lussemburgo, è oltre sei volte maggiore a quello registrato nel Paese più povero, la Bulgaria.
Secondo le prime stime fornite da Eurostat riferite all’anno 2008 e basate sul PIL pro capite espresso in standard del potere d’acquisto (Purchasing Power Standards – PPS), considerando 100 la media dell’UE a 27 si va da un minimo del 40% in Bulgaria a un massimo del 253% in Lussemburgo. In Francia, Spagna, Italia (che con il 100% è in piena media europea), Grecia e Cipro il PIL pro capite registra uno scarto massimo del 10% superiore alla media; in Austria, Svezia, Danimarca, Regno Unito, Finlandia, Germania e Belgio lo scarto superiore alla media è compreso tra il 10% e il 30%, mentre le distanze maggiori dalla media riguardano il Lussemburgo appunto (+ 153%), l’Irlanda (+ 40%) e i Paesi Bassi (+ 35%).
Slovenia, Repubblica Ceca, Malta, Portogallo e Slovacchia sono tra il 10% e il 30% al di sotto della media; Estonia, Ungheria, Lituania, Polonia e Lettonia registrano differenze inferiori alla media dell’UE comprese tra il 30% e il 50%, mentre Romania e Bulgaria chiudono la graduatoria con un PIL pro capite tra il 50% e il 60% al di sotto della media.
Tra i Paesi europei non comunitari, gli scarti al di sotto della media UE sono particolarmente elevati in Albania (- 75%), Bosnia Erzegovina (- 70%), Macedonia (- 68%) e Serbia (- 63%), mentre sul lato opposto presentano un PIL pro capite superiore alla media dell’UE la Norvegia (+ 90%), la Svizzera (+ 41%) e l’Islanda (+ 19%).