Farnesina “equidistante” dall’Ue

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“Andare CONTROMANO è rischioso, ma si vede la gente in faccia”

E’ un minestrone insipido ma interessante quello che ci serve oggi il “Corrierone” con il ministro Enzo Moavero, ai fornelli di una lunga intervista.

Parlando dalla Farnesina, sede del ministero degli affari esteri e della cooperazione internazionale, il ministro resta fedele alla politica della “equidistanza” che ha caratterizzato la nostra diplomazia negli ultimi decenni. Non per nulla la geografia ci fa galleggiare nel Mediterraneo, a metà strada tra l’Europa e l’Africa e la geopolitica ci ha indotto a infinite acrobazie tra USA e Russia, tra mondo arabo e Israele e non solo.

Oggi il ministro ha fatto un passo avanti, applicando l’equidistanza anche tra Italia e Unione Europea: audacia singolare visto, che almeno per ora, dell’UE facciamo parte.

Letta in questa chiave, l’intervista è un pezzo di rara acrobazia. A prima vista tra Bruxelles e Roma, a guardar bene tra chi a Roma comanda: non è chiaro se siano i due vicepresidenti del Consiglio o, addirittura, il risuscitato presidente, ma certamente non il ministro degli esteri, da tempo latitante su temi che sembrerebbero di sua specifica competenza.

Poiché è dell’Europa che parla molto, proviamo a credergli e ammiriamone le acrobazie. Per esempio quando, parlando delle note tensioni nel governo, dice che trova “sbagliato enfatizzare sempre in chiave domestica, la dialettica interna deriva da gravi carenze europee. Non c’è una vera politica comune Ue per le migrazioni, i governi nazionali sono divisi e lasciano pressoché soli ad affrontare gli arrivi i Paesi più esposti geograficamente, tra cui il nostro”. Complimenti non si poteva dire meglio. Al “Corrierone” non hanno perso l’occasione per intitolare: “Le liti nel governo? Colpa degli egoismi nella Ue sulla politica per i migranti”. Tutto vero anche qui, se solo fosse chiaro chi nell’UE è responsabile degli egoismi e, prima ancora, chi è responsabile della tuttora mancante politica comune per le migrazioni, lamentata dal ministro.

A guardare la questione più da vicino, e senza lenti elettorali, si capirebbe che queste responsabilità sono tutte dei governi nazionali, con l’Italia che sta facendo la sua parte per non trovare una soluzione. Che poi sia soprattutto l’Italia di Salvini, il ministro lo sa bene, anche se per “equidistanza” non lo può dire.

Ci aspettavamo un po’ di più dal ministro degli esteri, personaggio di lungo corso nelle Istituzioni UE, già ministro per le politiche europee nei governi Monti e Letta e che, solo l’altro ieri, all’Accademia Nazionale dei Lincei aveva tenuto una “Lectio magistralis” su “Il futuro dell’Europa. Come recuperare l’afflato federalista e il sogno dei Padri fondatori?”.

Già, come riuscirci servendoci un minestrone del genere?   

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