“Europa a scuola”: perchè?

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In una stagione un po’ barbara, nella quale crescono individualismi sfrenati e localismi fuori del tempo, investire nell’educazione alla cittadinanza, in particolare nella sua dimensione europea, ha il sapore di un’impresa contromano, difficile da condurre in porto.
Il progetto «L’Europa a scuola, a scuola d’Europa», promosso dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, con il coinvolgimento delle scuole che hanno dato vita all’omonima Rete e che hanno messo in campo risorse non senza sacrificio, ci ha provato. I risultati sono stati incoraggianti e tali da far pensare che lo sforzo vada proseguito facendo tesoro dell’esperienza vissuta e cercando adesso nuove vie per svilupparlo, ampliandone gli orizzonti al villaggio-mondo e concentrando gli interventi fin dalla prima infanzia, quando si va formando la personalità   dei ragazzi e si disegna la mappa dei valori-guida per la vita.
E tanto più questo sforzo va fatto in una fase storica dell’Europa e del mondo nella quale domina l’incertezza del domani e la difficoltà   a governare processi complessi, da quelli economici a quelli sociali, dalla demografia che si modifica ai flussi di migranti che bussano alla porta di Paesi ricchi come sono quelli in cui noi viviamo.
In questa prospettiva, educare alla cittadinanza significa alimentare la vita di relazione, rafforzare la convivenza con gli altri, contribuire all’adozione di regole condivise e tornare a imparare il valore della legalità  , strade che portano a un mondo più giusto e più solidale.
àƒÆ’à¢â‚¬° una strada tutta in salita, poco frequentata in questi ultimi tempi e che bisogna imparare fin da piccoli per non riprodurre il mondo «adulto» che questa strada ha in parte dimenticato.
Dal progetto «L’Europa a scuola, a scuola d’Europa» sono nate esperienze innovative nelle classi, un numero importante di insegnanti di tutta la provincia ha partecipato con serietà   ed entusiasmo, decine di dirigenti hanno dato un contributo prezioso alla progettazione e al governo di una rete complessa di istituti scolastici e l’Ufficio scolastico provinciale ha partecipato con determinazione a un progetto ambizioso.
Un patrimonio che adesso non va disperso, ma i cui ricchi «dividendi» vanno reinvestiti nella ricerca di una nuova progettazione, se possibile ancora più partecipata e attenta ai bisogni di una scuola che è luogo decisivo per il rafforzamento della democrazia, oggi pericolosamente trascurato da chi ha la responsabilità   di guidare questo nostro Paese verso il futuro.
Di qui potrà   nascere anche una nuova pedagogia della partecipazione che faccia crescere una nuova e più giovane classe dirigente della quale questo nostro territorio ha grande e urgente bisogno.

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