Estate calda per l’Europa in un mondo bollente

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Non è stato solo il meteo a registrare temperature alte nel corso di questa estate. Anche il termometro della politica e dell’economia ha segnato picchi di calore intenso che non accennano a ridursi.

Prima, in Europa, la vicenda greca e le ripetute tragedie dei flussi migratori, nell’area mediorientale l’imbarbarimento senza fine nell’area dei conflitti alimentati dal terrorismo islamista, da qualche giorno in Asia turbolenze valutarie e, nel mondo, crolli dei mercati hanno alzato il livello di allarme, annunciando un autunno non meno caldo dell’estate che se ne sta andando.

Ad agosto l’Unione Europea aveva appena tirato un momento il fiato con la conclusione di un accordo per il terzo “salvataggio” – anche se probabilmente non l’ultimo – della Grecia, quando con una decisione improvvisa, ma non inaspettata, Alexis Tsipras dichiarava la crisi, evidente da tempo, del suo governo in vista di nuove elezioni da tenersi in settembre. Nell’UE si trattava di un obiettivo perseguito da molti, ma anche di una prospettiva di instabilità politica che potrebbe mettere a rischio l’esecuzione dell’accordo faticosamente raggiunto dopo mesi di duri negoziati. Diranno le urne, come vuole quello che resta della nostra democrazia, quali saranno le conseguenze di questo ulteriore azzardo, dopo quello del referendum del mese scorso.

Intanto sulle sponde europee del Mediterraneo, comprese quelle delle isole greche, proseguivano gli sbarchi di migliaia di disperati, profughi o no fa poca differenza, alla ricerca di un varco per entrare in Europa, dove intanto crescevano muri, dal confine franco-britannico a quello ungherese e, in questi ultimi giorni, tra la Macedonia e la Grecia. C’è da sperare che le dimensioni crescenti di questo fenomeno epocale aprano gli occhi di tutti nell’UE e contribuiscano ad accelerare una revisione radicale delle politiche migratorie, a cominciare dall’Accordo di Dublino sul diritto d’asilo.

A muoversi coraggiosamente in questa direzione è stata Angela Merkel che ha, di propria iniziativa, rimosso i vincoli che le consentivano di limitare l’accoglienza dei numerosissimi profughi siriani diretti verso la Germania. A questo punto si può sperare che un’analoga iniziativa venga presa dalla Commissione europea per estendere l’accoglienza dei profughi anche negli altri Paesi. L’Unione Europea riscatterebbe così la vergogna di un Paese come l’Ungheria che, dimentico di quanto ricevuto dall’Europa ancora in un passato recente, innalza muri e reticolati per impedire il flusso di migranti, peraltro non intenzionati a stabilirsi in quel Paese, sempre più xenofobo.

Poco lontano dalle sponde settentrionali del Mediterraneo sono proseguiti i massacri in Siria a opera del sedicente Stato islamico e le scorribande terroristiche in Libia, con straripamenti in Tunisia ed Egitto, con l’Occidente e il mondo arabo tuttora alla ricerca di una strategia comune per fermare una follia che li minaccia ormai da vicino.

Come se tutte queste turbolenze non bastassero ad allarmare un’Europa ancora in vacanza, dalla Cina ci sono arrivate inquietanti turbolenze monetarie con la svalutazione dello yuan, seguite a ruota da cadute massicce delle Borse asiatiche che hanno trascinato con sé quelle europee e americane, confermando il raffreddamento delle economie dei Paesi emergenti, che ormai rappresentano quasi la metà delle economie mondiali. Si tratta di segni premonitori di un possibile terremoto fatto di deflazione e recessione che metterebbe a rischio il commercio internazionale e le esportazioni verso quei Paesi, come più di altri si sta già accorgendo la Germania e questo in una fase economica dell’UE in cui la ripresa è debole e ancora anemica la domanda interna.

In un quadro del genere è urgente che l’UE metta in moto i pochi strumenti di cui dispone per stimolare la crescita, cominciando dal rilancio di quel piano Junker che prevedeva investimenti per 335 miliardi di euro entro il 2020, ma che a un anno dal suo annuncio stenta a decollare.

In un mondo che sta cambiando radicalmente equilibri politici, economici e finanziari e nel quale si affaccia lo spettro di una terza guerra mondiale come, dopo papa Francesco ha ancora ammonito il presidente Mattarella, l’UE sta ancora troppo ferma a guardare, correndo rischi mortali, come quello di fare la fine dell’imperatore corso, meritando anch’essa un analogo e celebre epitaffio di manzoniana memoria: “Ei fu. Siccome immobile, dato il mortal sospiro, stette la spoglia immemore…”. Con quel che segue.

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