Dopo una campagna elettorale senza Europa – Per un nuovo protagonismo dell’Italia nell’Ue

1120

Non sarà   come all’indomani della seconda guerra mondiale, ma di macerie il Governo Berlusconi ne ha lasciate tante sul terreno. E adesso su quelle macerie, risultato anche di una scandalosa legge elettorale, bisogna ricostruire, non solo in Italia ma anche in Europa. E come allora, anche oggi con due obiettivi fondamentali: la pace e la solidarietà  .
Ripartire da pace e solidarieta’
La pace e la concordia in casa nostra prima di tutto, in un Paese diviso come non mai e incanaglito da una campagna elettorale senza precedenti. E poi la pace di cui il mondo ha estremo bisogno e che l’Europa – e con essa l’Italia – puಠcontribuire a ricostruire a cominciare dall’area mediorientale. E’ venuto il momento di riportare a casa appena possibile i nostri soldati dall’Iraq ed impegnarsi nelle sedi della legalità   internazionale per prevenire i rischi legati alle vicende dell’Iran. Per l’Italia si tratta di ritornare al rispetto dell’art.11 della Costituzione e impegnarsi in Europa per costruire una politica estera e della difesa comuni.
E poi la solidarietà  , che in questi anni si è andata logorando in Italia grazie anche ad uno scadimento della legalità   ed è ancora minacciata dalla tentata demolizione della Costituzione repubblicana. Ma anche la solidarietà   in Europa non ha certo dato buona prova di sà©, come le vicende del bilancio comunitario ci hanno brutalmente ricordato. Una solidarietà   indispensabile, in Italia e in Europa, per almeno due buone ragioni: prima fra tutte la fedeltà   ai valori della nostra civiltà  , dando risorse adeguate alla comunità   nazionale ed europea per i servizi fondamentali dovuti a tutti i cittadini a prescindere dal loro reddito. Ma anche per consentire dimensioni utili alla nostra economia che ha bisogno di concordia e orizzonti condivisi per ripartire e riuscire così a creare sviluppo e lavoro dignitoso, in particolare per le giovani generazioni.
Risanare l’economia
Nelle condizioni in cui l’Unione prende le redini dell’Italia, la situazione economica pesa come un macigno e risanarla non sarà   impresa nà© facile nà© di breve durata. L’Europa ce lo ricorda, inascoltata, da tempo. Ha dimostrato verso il governo uscente grande comprensione, sforzandosi di credere agli impegni presi dal ministro Tremonti. Per sicurezza erano stati scritti nero su bianco: riportare il deficit nel 2007 sotto il 3% del PIL e ridurre progressivamente il debito consolidato fino a raggiungere il 60% del PIL. I conti certificati dal governo uscente – ma sarà   prudente farli certificare da fonti più credibili – prevedono una crescita del deficit quest’anno al 3,8% con un debito che già   oggi sfonda quota 108%, la più alta dell’UE, ad eccezione della Grecia. Tutto questo se andrà   bene e se l’Italia riuscirà   ad abbandonare la crescita zero, portandosi nel 2006 al di sopra dell’1%. Balzo che molti osservatori considerano poco meno di un miracolo. Speriamo.
E’ da questa pesantissima eredità   che il nuovo Governo deve partire con impegni già   presi dal governo precedente e che sarà   nell’interesse dell’Italia rispettare. Tradotto significa che ci aspetta un lungo percorso in salita, quello che in gergo si chiama «lacrime e sangue». E chi non avesse capito le ragioni dello scontro tra chi con coraggio si è limitato a proporre un riequilibrio del carico fiscale e chi ha ingannato molti promettendone un’impossibile riduzione complessiva, adesso sa anche perchà©.
Bisognerà   mettere molta cura e coraggio per spiegarlo ai cittadini. Non dimenticando, come è avvenuto in campagna elettorale, di spiegare anche l’Europa, il suo progetto di solidarietà   e il nostro interesse ad esserne parte attiva e credibile. Come ormai non ci capitava da anni.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here