Direttiva Servizi, Il Parlamento approva, ma è un’altra cosa

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Il testo che il Parlamento ha approvato con 394 voti favorevoli, 213 contrari e 34 astensioni è il frutto di lunghi negoziati conclusisi con il compromesso tra socialisti e popolari di questi giorni.
Il testo licenziato dall’aula di Strasburgo, che ora passerà   all’ esame del Consiglio europeo prima di tornare al Parlamento per la seconda lettura, modifica sostanzialmente la proposta che la Commissione Prodi aveva approvato nel 2004.
Come si ricorderà   i punti critici erano rappresentati dal Principio del Paese di Origine e dal campo di applicazione della direttiva. il Parlamento ha confermato la cancellazione del principio del paese d’origine a cui si era giunti nell’accordo PPE – PSE dei giorni scorsi: gli Stati membri devono «rispettare il diritto dei prestatori di servizi» di operare in uno Stato membro diverso da quello «in cui hanno sede», e devono assicurare il libero accesso a un’attività   di servizio e il libero esercizio dell’attività   di servizio sul proprio territorio. Inoltre, gli Stati membri non devono ostacolare la prestazione di servizi sul loro territorio imponendo requisiti discriminatori, ingiustificati e sproporzionati. La discriminazione, in particolare, non deve essere fondata sulla cittadinanza o sulla sede sociale. I requisiti, poi, sono ritenuti giustificati solamente per motivi di pubblica sicurezza, protezione dell’ambiente e della salute.
Rispetto al campo di applicazione , mentre in origine la disposizione doveva applicarsi a tutte le attività   economiche d’interesse generale, prevedendo alcune deroghe (servizi postali e quelli relativi alla distribuzione di energia elettrica, gas e acqua). Nel nuovo testo vengono esclusi i servizi d’interesse generale «quali definiti dagli Stati membri», a meno che non si tratti di attività   economiche «aperte alla concorrenza». Moltissimi i campi di non applicazione della direttiva (servizi finanziari, reti di comunicazione elettronica, trasporto, i servizi giuridici già   disciplinati da altri strumenti comunitari, servizi medico-sanitari, servizi audiovisivi, le professioni, i servizi fiscali, le agenzie di lavoro interinale e i servizi di sicurezza) Il Parlamento segnala, infine, quindi la necessità   di armonizzare pienamente le norme sullo stabilimento per definire un quadro legale in merito all’attuazione del mercato interno.
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