Consiglio europeo con luci e ombre

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Crisi economico-finanziaria internazionale, politica migratoria e misure per contrastare i cambiamenti climatici sono stati i temi centrali discussi durante il Consiglio europeo dei capi di Stato e di governo svoltosi a Bruxelles nei giorni 15-16 ottobre.
Mentre sulle prime due questioni i 27 Stati membri hanno perಠmostrato unitࠠ di intenti, sulle misure ambientali il concreto rischio di divisioni ha indotto la presidenza francese di turno a rimandare ogni decisione a dicembre.
Il Consiglio europeo si è infatti mostrato unito nell’esprimere la determinazione ad agire in modo concertato e globale per stabilizzare il sistema finanziario europeo e proteggere i risparmiatori. A tal fine sono stati confermati i principi stabiliti dal Vertice dell’Eurogruppo dei giorni precedenti e si è deciso di istituire un meccanismo che permetta una reazione rapida e coordinata in caso d’emergenza. Il Consiglio ha inoltre deciso di rafforzare il sistema di supervisione e le norme prudenziali a livello europeo e ha accolto favorevolmente l’adozione di norme contabili che riflettano il giusto valore degli attivi, mentre ha dato mandato al suo presidente di operare con i partner internazionali a una riorganizzazione del sistema finanziario internazionale e a una nuova governance mondiale.
Unità   tra i 27 governi dell’UE anche per quanto concerne il Patto europeo sull’immigrazione e l’asilo, che intende costituire la base di una politica comune sull’immigrazione e l’asilo incentrata sulla solidarietà   tra Stati membri e sulla cooperazione con i Paesi terzi attraverso una «buona gestione dei flussi migratori».
Per quanto riguarda invece il dossier energia/clima, cioè le misure denominate «20-20-20» che prevedono per l’UE entro il 2020 un taglio delle emissioni di CO2 del 20% e un incremento dell’energia prodotta da fonti rinnovabili di un altro 20%, oltre a un aumento al 10% dei biocarburanti utilizzati per l’autotrasporto, il Consiglio europeo ha rimandato l’accordo al prossimo Vertice di dicembre. Di fronte alle minacce di veto espresse dai governi polacco prima e italiano poi, la presidenza francese invita a lavorare per «un’applicazione del pacchetto in un modo da tener rigorosamente conto del rapporto costi-benefici per tutti i settori dell’economia europea e per tutti gli Stati membri». àˆ così confermata la volontà   di «onorare gli impegni ambiziosi assunti in materia di clima» con l’obiettivo di giungere a un accordo a dicembre sulle quattro direttive proposte dalla Commissione.
La posizione del governo italiano, che si è contraddistinto per la forte opposizione alle misure proposte in materia di tutela ambientale, è stata contestata da attivisti dell’organizzazione Greenpeace che sono entrati nella centrale Enel di Civitavecchia e hanno appeso a una gru alta 70 metri uno striscione con su scritto: «Il governo contro Kyoto», protestando così contro «l’ostilità   del governo italiano al «pacchetto clima ed energia» dell’Unione europea».
L’importanza di un accordo tra i governi europei, che non retroceda rispetto agli impegni espressi dalla Commissione in materia di lotta ai cambiamenti climatici ma piuttosto rilanci l’impegno a livello internazionale, è dimostrata dalla Relazione annuale dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) sui progressi realizzati in questo campo: l’UE e gran parte degli Stati membri sono sulla buona strada per quanto riguarda il rispetto degli impegni assunti a Kyoto di ridurre o limitare le emissioni di gas serra. Dalle ultime proiezioni degli Stati membri risulta infatti che l’UE-15 riuscirà   a conseguire l’obiettivo di riduzione dell’8% grazie alle politiche e misure già   adottate, all’acquisto di crediti di emissione derivanti da progetti realizzati in Paesi terzi e alle attività   silvicole in grado di assorbire il carbonio dall’atmosfera. Inoltre, altre misure attualmente all’esame in alcuni Stati membri dovrebbero contribuire a ridurre le emissioni di un altro 3,3% e permettere così all’UE-15 di ottenere risultati migliori rispetto agli obiettivi fissati.

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