Consiglio Europeo: cambiare la governance economica

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«Per affrontare le sfide emerse in seguito alla recente crisi finanziaria è necessario un cambiamento fondamentale della governance economica europea» ha affermato il Consiglio Europeo svoltosi a Bruxelles nei giorni 28 e 29 ottobre scorsi.
Al di là   delle intenzioni resta perಠaperta la questione più delicata e complessa, cioè definire i dettagli che dovranno attuare il futuro governo economico dell’UE: ad esempio come funzionerà   il cosiddetto «meccanismo anti-crisi», di quanti e quali fondi sarà   dotato, come potrà   garantire la riduzione del debito dei Paesi fortemente indebitati (ad esempio l’Italia), se e come potrà   coinvolgere le istituzioni private, quale sarà   il grado di «condizionalità  » previsto per il suo funzionamento, quali saranno le regole del nuovo Patto di stabilità  .
In attesa del piano operativo, richiesto alla Commissione Europea entro il prossimo Consiglio Europeo di dicembre, l’accordo tra i capi di Stato e di governo dell’UE si è limitato alle intenzioni, cosa che ha soddisfatto un po’ tutti proprio perchà© non si è ancora entrati nel merito delle decisioni da prendere, soprattutto quelle relative alle sanzioni previste per gli Stati inadempienti. In generale perà², come ha sottolineato il ministro italiano dell’Economia, Giulio Tremonti, «i numeri della finanza pubblica non lasciano grandi spazi di manovra».
Approvando la Relazione della task force sulla governance economica e «al fine di assicurare una crescita equilibrata e sostenibile», il Consiglio Europeo ha convenuto sulla necessità   che gli Stati membri istituiscano «un meccanismo permanente di gestione delle crisi per salvaguardare la stabilità   finanziaria della zona euro nel suo insieme», invitando il presidente del Consiglio Europeo ad avviare consultazioni con i responsabili dei governi nazionali «su una modifica limitata del trattato necessaria a tal fine», senza tuttavia modificare il principio del «non salvataggio finanziario» (articolo 125 del TFUE). Il Consiglio Europeo ha poi stabilito che «sarà   garantita l’applicazione efficace dei nuovi meccanismi di sorveglianza quanto prima. Ne conseguirà   un rafforzamento sostanziale del pilastro economico dell’UEM che aumenterà   la fiducia e contribuirà   a sua volta alla crescita sostenibile, all’occupazione e alla competitività  ».
Contemporaneamente al rafforzamento della disciplina di bilancio nell’Unione Europea, i capi di Stato o di governo hanno sottolineato come sia «essenziale» che il bilancio dell’UE e il prossimo quadro finanziario pluriennale «riflettano gli sforzi di risanamento dei conti pubblici attualmente compiuti dagli Stati membri per condurre il disavanzo e il debito su una via più sostenibile». Nel rispetto del ruolo delle diverse istituzioni e tenendo conto dell’esigenza di realizzare gli obiettivi dell’UE, il Consiglio Europeo si è riservato di discutere nella sua prossima riunione di dicembre su «come assicurare che la spesa a livello europeo dia un contributo adeguato a questi lavori».
Inoltre, il presidente del Consiglio Europeo ha reso noto che intende esaminare successivamente, in consultazione con gli Stati membri, la questione del diritto dei membri della zona euro a partecipare all’adozione di decisioni nell’ambito di procedure relative all’Unione Economica e Monetaria (UEM) in caso di minaccia permanente alla stabilità   della zona euro nel suo insieme.
Rispetto alla situazione della governance economico-finanziaria globale, invece, il Consiglio Europeo ha confermato la posizione dell’UE secondo cui «occorre continuare a tenere aperti i mercati, imprimere slancio ai negoziati di Doha e adottare un’agenda per lo sviluppo orientata alla crescita». In particolare, i capi di Stato e governo europei hanno sottolineato la necessità   di «evitare qualsiasi tipo di misura protezionistica come pure intraprendere la via dei movimenti dei tassi di cambio nell’intento di ottenere vantaggi concorrenziali a breve termine». Come confermato alla vigilia del Vertice G20 di Seoul (10-11 novembre 2010), la situazione generale non facilita perಠun’intesa globale, con i Paesi occidentali indebitati che hanno dato il via a politiche economiche che favoriscono l’indebitamento delle valute e un rialzo dell’inflazione da svalutazione, mentre alcune economie emergenti hanno cominciato ad effettuare manovre protezionistiche per evitare di essere inondate da capitali stranieri.

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