Colto il profondo mutamento del mondo del lavoro, Commissione, Parlamento europeo e Consiglio hanno approvato una proposta di direttiva che identificherà garanzie chiare per le nuove tipologie di lavoratori
L’accordo sulla proposta di direttiva in tema di tutela dei lavoratori – approvato il 7 febbraio scorso da Parlamento europeo, Consiglio e Commissione – si inserisce in un percorso di riforma che risale al dicembre del 2017, in linea con l’attuazione del pilastro europeo dei diritti sociali.
All’epoca, la Commissione Juncker, nell’ambito delle proprie proposte in campo sociale, avanzò una iniziativa che identificava condizioni di lavoro trasparenti e prevedibili, con l’intento di garantire i diritti dei lavoratori in un contesto lavorativo profondamente mutato negli anni.
Infatti, il più recente quadro normativo in tema di lavoratori risale al 1991 (direttiva sulle dichiarazioni scritte, 91/533/CEE): tale direttiva risulta inevitabilmente inadeguata a tutelare i nuovi tipi di lavoratori, che sono oggigiorno perlopiù occupati per mezzo di contratti di lavoro atipici (tra cui si ricorda il contratto a tempo parziale, il contratto a chiamata senza ore lavorative garantite, i lavoratori che offrono le proprie prestazioni per mezzo di piattaforme, o quelli che sono pagati per mezzo dei voucher o, ancora, i lavoratori occasionali).
L’intento di questo sforzo normativo è proprio quello di garantire alle nuove tipologie di occupati delle condizioni di lavoro che siano trasparenti e prevedibili: nell’ambito dei lavori flessibili oppure dei contratti a chiamata, tutti i lavoratori dovranno essere informati dei loro diritti e dei loro obblighi, nonché potranno preventivamente stabilire con il datore di lavoro le disponibilità e l’eventuale preavviso necessario per l’accettazione dell’incarico, senza il quale, il lavoratore non potrà essere licenziato nel caso di rifiuto dello svolgimento della prestazione.
Inoltre, i lavoratori impiegati con un contratto di lavoro a zero ore potranno accettare altri incarichi di lavoro, senza che il datore di lavoro possa impedire lo svolgimento del doppio incarico.
Le previsioni della direttiva in discussione innalzeranno il numero dei lavoratori tutelati, passando da 2 a 3 milioni: infatti verranno tutelati anche quei lavoratori che lavorano 32 ore in un mese (rimangono esclusi solo quei lavoratori che lavorano un numero di ore inferiore a 12 in un mese).
Per approfondire: il comunicato della Commissione