Chi dovrebbe vergognarsi in Europa

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E’ in edicola in questi giorni un settimanale italiano con urlato in copertina il titolo “Vergogna Europa” e, nel sottotitolo, “Un grande reportage e un “j’accuse” a un Continente che ha perso l’anima”. Si tratta di un periodico non privo di pretese cultural-politiche, con qualche firma di qualità, anche se spesso incline a rottamare tutto quanto passa a tiro, da sinistra a destra, non senza qualche effetto devastante quando cede alla tentazione di sparare nel mucchio.

E’ il rischio che, forse in buona fede, corre anche in questa sua ultima edizione, con un titolo sparato contro una non chiaramente identificata “Europa”, in parte precisata nelle pagine interne, in particolare nel reportage dalla Polonia e nel commento “Senza giustizia non c’è democrazia”.

Perché si fa in fretta a dire “Europa”: prima bisogna mettersi d’accordo di che cosa si parla.

Perché una cosa è l’Europa, continente-espressione geografica – come scrisse nel 1847 dell’Italia il Cancelliere Metternich – di Stati e staterelli presunti sovrani; altra cosa l’Unione Europea, frutto di un patto oggi fra 28 Paesi che hanno delegato parte della loro sovranità a Istituzioni comuni. E ancora altra cosa sono le responsabilità – ed eventualmente le vergogne – che pesano sulle Nazioni e sulle Istituzioni dell’UE.

Non è facile districarsi in questa confusione, soprattutto se in più si contribuisce ad aumentarla. All’Europa continente geografico è imputabile una storia con vicende secolari di cui sicuramente vergognarsi: dai conflitti armati che l’hanno costantemente accompagnata alle guerre di religione che ne hanno avvelenato la convivenza, dalle sue politiche di sfruttamento delle classi più deboli alle sue vergognose imprese coloniali e molto altro ancora.

Altro discorso se parliamo di Unione Europea, quella nata con il nome di “Comunità” all’inizio degli anni ’50, prima una parte piccola del continente geografico, adesso una realtà di oltre mezzo miliardo di persone. In questa Unione non vi è più traccia di molte delle vergogne dell’Europa prima della Comunità europea, anche se altre responsabilità per errori ed abusi possono esserle attribuite. Ma poiché in democrazia vige una regola semplice che consiste nel chiarire “chi è responsabile di che cosa”, allora per le accuse rivolte all’UE l’esercizio si fa più complicato, ma non impossibile. E soprattutto da non evitare.

Prendiamo la “vergogna” denunciata dal settimanale, quella del dramma dei migranti: una vergogna senza scuse, tenuto conto delle cause e delle condizioni di questi flussi e delle risposte che vi sono state date. Le ultime tragedie nel Mediterraneo meritano una condanna senza appello, a patto di non ingannarsi e ingannare sui destinatari di tale condanna.

Prescindendo dalle responsabilità di Paesi che dell’UE non fanno parte, in particolare di quelli da cui partono i migranti (la Libia in particolare), quanto ne è responsabile l’Unione Europea e “chi” al suo interno? Cominciamo col distinguere nell’UE tra chi opera nel senso dell’accoglienza e chi alza frontiere e muri.

Tra i primi sicuramente un’ampia maggioranza del Parlamento europeo e, all’unanimità, la Commissione europea: entrambe le Istituzioni nei limiti, spesso angusti, dei poteri riconosciuti loro dai Trattati. Dall’altra un numero crescente di Stati nazionali, ossessionati dalla loro presunta sovranità e intimoriti da irreversibili cambiamenti mondiali in corso, ma anche pronti a strumentalizzare la paura per conservare ed aumentare il consenso dei governi in carica.

Ma poiché sono proprio questi governi a detenere in ultima istanza, in seno al Consiglio dei ministri UE, il potere di decidere in materia di flussi migratori, invocando la loro competenza esclusiva sui movimenti alle frontiere nazionali (che diventano europee solo se utili per scaricare le proprie responsabilità), allora a chi gridare senza esitazione: “Vergogna!”?   

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